Il cadavere di Dracula

Addentando la vita nel suo romanticismo sanguinante

Addentando la vita nel suo romanticismo sanguinante

 

Il cadavere di Dracula: attraverso la mia nuovissima opera letteraria, decanto i sublimi migliori film sui vampiri della Storia del Cinematografo, come il Principe Vlad ritornato giovane di total bellezza

Ebbene sì, mutevole ancora, imprendibile come solo una scheggia fugace d’alt(e)re emozioni può essere nella sua stessa essenza impercettibile eppur palpabilissima di superlativo piumaggio all’anima dorata, il qui presente Falotico, nobile discendente d’una casta principesca di giammai morti, a furor del suo popolo inneggiante l’arte amatoria più divina della fantasia nostra mai doma e sempre più rinomata, con splendido, superbo candore mac(i)ul(l)ato alla sua carnagione pura di limpidezza sovrana e da sovrano, ancor soverchiando ogni regola conformista del normale, abietto modus vivendi dei pigri vostri esseri quotidiani, affaccendati sempre dietro bieche piccinerie degne sol del mio stonarvi a carica d’intonazione irosa, quindi riscoccante il libertario grido della potenza virtuosa imm(ac)olata al cuore più focoso, agli eletti ha regalato un’altra perla di rara magnificenza, come vuole appunto la tradizione del Dracula mio intinto nella ferocia abrasiva della sua vetustà lucente, ché sol toccarlo sareste indotti nella tentazione di sbranarlo d’infiniti e ardenti baci inesausti, coprendone poi lussuriosamente il corpo di vivifico innalzarci, in suo, dunque mio e così vostro sfrenato romanticismo, smunto a perdizione elevata in trono nostro perpetuo da vincenti funamboli della poesia più gioconda, fatiscenti ieri nel nostro rifugio da imperdonabili peccatori e domani ancor desti domatori a risvegliarvi dal sonno mortale dei vivi già periti, perché noi, a mio armonioso canto, siamo i cavalieri dei nostri suadenti, eccitanti, inarrestabili “cadaveri” da chi dapprima fummo segregati nelle bare degli orrori oscenamente erronei, a cagione della forca caudina dei bugiardi e dei cinici, e ora qui marmorei, intoccabili nei fervori più svenevoli di grandiosità.

Noi siamo, a mio comando, i poeti del tempo conturbante, rinnovandoci a ogni alba giovante e ringiovanente, eclissati perché non vorremo mai putrefarci come voi altri, quindi transilvanici eroi errabondi nel viaggio imperscrutabile da altre (s)ere non tetre e impietosamente ai vili non più tenere, da scoprire con letizia e gioie da tenebrosi anche sessuali, divoranti, ieri plumbei perché immalinconiti, al nero tramontanti e nauseati dal tedio delle sin troppo sciocche e abusate frivolezze inutili giornaliere e fintamente solari, domani soavi nel flusso etereo e vitale delle nostre irresistibili anime purpuree prosternate solo al liscio, morbidissimo, suggente fornicarci sanguigno in magmi vellutati, risorgenti e floridi della vita tutta d’immane lode stupefacente.

Ebbene, miei fratelli della congrega, un altro libro di ben 288 pagine, nella versione cartacea, ho pubblicato. Sul Kindle di Amazon è già disponibile se volete scaricarvelo, salvo congruo ma modico compenso, che allieterebbe le mie tasche da “russo”, e molto presto, questione di ore, non disperate suvvia, potrete averlo, previo sempre “click” (oggi, esiste anche PayPal, forza…) di pagamento buono e giusto, in eBook, dunque corrispettivo… ePub da Pdf in vostro PC a mio racimolar qualche soldino per almeno un discreto caffè. Non siate veniali, le mie vene da Dracula van irrorate di “trasfusione” monetaria. Non siate piccini, prodigatevi per la ca(u)sa del mio castello, altrimenti  Dracula potrebbe pianger miseria, macerarsi in un ostello di me dai debiti, scevri di freno, macellato e franare, oh, che delitto commettereste, esecrabile e punibilissimo, e poi peggiorare da cattivo crist(ian)o che rifiuterà anche l’ostia più friabile, perché non riesce a digerire neanche quella…

Dracula è fragile. Come tutti quando non può mangiare, miei morti e non solo di fame.

Ah, il Sole scotta! Il “riso” è cotto?

Prima che sarà messo in vendita nelle maggiori catene librarie, annesso ibs.it, ricordiamovelo, sì sì, sul sito di questa spettacolare casa editrice di self publishing, potrete già comprarlo. Non sono un accattone, ma dovete accattarlo. Altrimenti, le vostre anime pagheranno lo scotto della maledizione da “Nosferatu”. Non tutti i Nosferatu son benedetti dal miracolo del risveglio. Quindi, uomini avvertiti, mezzi salvati, come dice il detto, qui italiano veracissimo e non tanto transilvanico di muschi e verdure, del tal proverbio a noi tutti “utile”, cioè… (sentite come sto cercando “occultamente” di persuadervi, ah ah, ridacchio con canini affilati che potrebbero cariarsi se non avrò gli Euro necessari almeno per una pulizia ai denti annuale), in poche parole, pane al pane, vino al vino, se no sarà solo pena e neanche il “pene”…, accattare!

Su, non fate i carnali. Dai, dai.

Non siate sciacalli. Non cannibalizzatemi!

A parte gli scherzi, a parte quello che non lo comprerà e peste lo coglierà, senza sconti alla “cassa”… da morto, sì, lo seppelliremo nudo e crudo, senza troppe “cerimonie” e bare abbellenti, caro “bello”, tale è la sinossi, sempre da me, il Dracula, scritta di acuminata un po’ incazzatura eppur elegante f(r)attura.

Masticate la bellezza di queste parole indimenticabili, da incorniciare, da bacheca a scansione eterna…

Il mio castello s’erge trionfante e agghindato di foschie perenni, accucciato in una valle disperata, immalinconita all’erosione eterea della mia nobile decadenza notturna.

 Mura sfavillanti di nera Luna impressa nel mesmerico profumo tenue e roccioso d’una pietra sacrale a perpetue folgori scagliate nell’antro di blasfema rinascenza…

Il mito di Dracula, attinto dal capostipite Bram Stoker e riletto in una versione sinuosa di liriche a glorificarne l’immortale Nosferatu. Creatura ancestrale, notturna, che al plenilunio danza coi lupi e con l’accorato romanticismo martoriato dalla morte della sua amatissima, mai dimenticata Mina. Dracula, imprigionato nel suo sarcofago, resusciterà in auge dall’antichità mefistofelica del suo corpo congelato, asperso in senile torpore gracchiante, per librarsi in svettante e risorgente furore, veleggiante coi suoi servi scudieri, al fine di sbarcare a Londra e poter riabbracciare la reincarnata sua eterna Mina… Un viaggio innanzitutto spirituale, una scandagliante esplorazione della sua anima, da un irredento, lungo sonno assopita nel buio del suo segreto eremo, per rifulgere solare o trafitta dall’insondabile balia dell’ingrato, maledetto, inestirpabile destino?

Ora, ho scritto balia e non oblio, e neppure bara, attenti!

A me non sfugge niente, ogni parola è studiata e calibrata con una precisione millimetrica e ferente, e qui ringrazio il mio correttore di bozze, radar vivente d’ogni refuso (in)visibile.

Ho scritto proprio balia. Sì, perché Dracula si “obnubilò” pur essendo nato nobile in quanto Iddio lo tradì e Mina, ingannata dai mori, si suicidò, distruggendo il suo core… ma Dracula, invero, non morì. Soltanto espiò, patì, si rattristì, si ritrasse, si ritirò, si rannicchiò e, dentro la ragnatela del dolore, profeticamente rinacque come quelle sempiterne del bel Danubio Blu… muoio, sì, se leggermente non oso e disosso, eh eh, di arcano, miei cani. E i lupi!?

Uh uh, castello ululà, lupo ululì.

Questo è Frankenstein Junior ma va benissimo, sì, facciamo di tutto un mostro, piccolo o grande che sia, una citazione ché il domani ancora sarà. Ah ah!

Dracula precipitò, cadde in una sorta di stato mentale da ohibò,  da“bimbo”, scusate, qui mi son sbagliato, limbo… da lindo.

E pareva non sarebbe mai più tornato fresco e pulito.

Bastava che si lavasse ogni tanto, invece di trascurarsi e rendersi oscurità. Uh uh.

Eh sì, ridotto in quello straccio, ops, scusate, volevo dire bruttino stato, non si poteva vedere. Eh no.

Invece tornò. E, con non tanto buona pace di chi lo tradì, che voglia(no) o no, li/lo torturerà.

Oh, lei è Luna. Il Sole mi fa le catture.

Abbaio nella bara. Sono il babau delle vostri maggiori paure.

Ebbene, torniamo a Londra, navighiamo verso la ritrovata Mina mia!

Tutti a pru(gn)a.

Eh eh.

Perché Dracula per anni invecchiò, assumendo una fisionomia, non solo esteriore ma di melanconia interiore, un aspetto vicino alla senilità.

Ma grazie al suo ingegno, a una buona razione di femmina…, irto ancora si elevò…

Come non poteva non drizzarsi? Eh no, per forza.

E qui, con enorme parsimonia, vi regala quasi tutto il primo capitolo.

A lei altro, ma questo non è “affare” che vi riguarda. No!

Lei, del mio, è riguardosa. Rosa e poi rossa, viola e poi il mio dentro vola…

Voi dovete pensare solo a sborsare. A incassare e a insaccarla ci pen(s)o io. Cazzo!

Perché egli è uomo di valore, egli è uomo di crociata. Di cappella! E voi, detrattori, che non riponeste fiducia in lui, brutti, schifosi impostori, sarà ora che incrociate le gambe.

Pregate!

Voi dovete pensare solo a sborsare. A incassare e a insaccarla ci pen(s)o io. Cazzo!

Perché egli è uomo di valore, egli è uomo di crociata. Di cappella! E voi, detrattori, che non riponeste fiducia in lui, brutti, schifosi impostori, sarà ora che incrociate le gambe.

Pregate!

1.

Solitudine, arcana litania

Eleganza slanciata, odo una pelle passionale, salsedine o iodio sensibile al plagiare con seduzioni maliziosissime, sbirci d’occhi lisci come sete di calza erogena, montagna di chete malinconica e, nel tremolio vago del mio imperterrito strofinarmi nelle angosce esistenziali, ergerai il Cuor a vessillifera valchiria d’orgasmi forestali nel bosco della fiammeggiante alba da sfociare, intrecciati, nel fluido armonico al Danubio blu empio, genuflesso alle castità rinnegate, all’impervio nuotar nottambuli nella viva esibizione di baci sofferti, calvari intrisi d’alcova che scivola acquatica e supina al letargo mio desto di vestaglia tua arpionata col gaudio sofisticato della libertà sovrana al Piacere (s)covato, al covo mio inchinato alle lussuose grazie muliebri e all’incantata folgore di te a me nudissima, in grazia del Dio che combatto nell’inquieto tormento?

Solitudine, innalzati in grembo e vivifica la salvezza a mia gioia divina!

Fuga e i sogni perduti, un’intensa Notte d’iraconda fame rovente, sguaiato fra lupeggianti torpori, an(s)imo d’ipocondria, di quando il senno, “smargiasso” di gioventù fervida, scolpito in mio volto irto di troppe nostalgie, arcaico è oggi Medioevo fratturato in pioggia a deturpazione delle verità seppellite.

Degli “armamenti” e dei bellicosi “ingegni” di “festeggianti” uomini “belli”, avvoltolati in bavagli malsani, sterile fragilità che incupiste col ricatto vanesio dell’amena “compostezza”, con la fradicia erotomania “guascona” di tutti “raggianti” ai balli damerini. Sfoggiati in monaci di legnos’apatia camuffata da trasparenze vostre “suadenti”.

Addentaste il mio volermi addentrare nel buio più perspicace, indagatorio al Tempo da non ammattire in tribù e sperpero dei tabù ossessivi, martellanti, onnivori e, da scoiattoli furbi di volpe-coda, uve già tumefatte. Agonie e brame, braciere d’incandescenza, candelabri asfissiati nell’onta dei vostri abominevoli peccati. Cranio rasato dell’anima mesta e in ghingheri al fuggitivo esservi non più in voi.

Sbiaditi come pipistrelli uccisi nella lor pelle che un Tempo volava simbiotica, accovacciati ora in fusa da gatti, coccolati dal tepore d’un mio rifugio in cui “dipanano” le ansie delle violenze sociali.

Già evoluti, a ugole limpide sfocate dalle striate amputazioni di questo Mondo insuperbito nel più ignobile sfregiare con la freccia appuntita dell’eloquio futile, delle chiacchiere sol allettanti all’ingurgitato e monotono castigarsi dietro, però, inezia che si concia a orgia.

Anni or sono, meditai un suicidio a disperazione dell’orgoglio mio che tanto sperò ma fu invaso da mostruose anime vostre, sporche e ancor echeggianti questo superato mio Tempo di addolorata e fuggiasca qui dimora.

Esondò, di scatto repulsivo, la propulsiva voglia di Luna, della quiete da sfamare nel pianto crocefisso ai nervi che strangolarono la mia “impercettibile” voce.

Carezzata, un miagolio d’emozioni ed estatica fulgidezza rinata dall’oscura paura annichilita da mio scavalcarne le orripilanti mura di sangue.

Il Cinema!

Amici, per celebrare questo evento epocale, imperdibile, citiamo a ragion veduta i tre più grandi film sui vampiri.

E bocca muta.

Nosferatu

Dracula principe delle tenebre

Dracula di Bram Stoker

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