Buone feste con le mie opere

Amen

Amen

Opere! Anche le nostre cinematografiche: un “refuso” può “rovinare” un uomo o salvarlo in corner, un pregiudizio può macchiare la reputazione…

…, l’impuntarsi da ottusi genera solo reazioni benefiche al dolore inflitto in modo malefico, un o(r)mone può elevare le cosc(ienz)e, un diabete potrebbe liberarti dall’amarezza, un immaginario estro svincolare per la via maestra, oh nostro Maestro schiariscici i dubbi e c’arrampicheremo sugli specchi, estratti dalla nostra radura, ops scusate de rerum natura da “duri” e da buffoneria invero non tanto lupa, una licenza poetica toglierci dal gozzovigliare nell’accapigliarci per la lotta primitiva da chi lo piglierà perché non ha sex appeal “a pelle” e al far sangue, meglio forse una sals(icci)a a queste saune di faine per la carnal fauna di “fucina”, festini e cenine, un’ape può ronzare ibernandoci nel suo caldo tabernacolo dei nostri colitici cenacoli da chi, volgare, e non educato, falsamente “elegante”, beve a collo nella “tracolla” di lei al termosifone sospirante, cretina che c(r)ol(l)a, un errore di valutazione d’adulto presumere erroneo potrebbe partorire un vendicativo genio ingegnoso a non accordare il perdono per accodarsi a tal “brucianti” persone, un erudito può scavalcare le clavicole di quelli “in gamba” con il cervello legnoso, un mio Cuore angelico ha per protagonista luciferina una cer(t)a Emmanuelle, ma alcuni la scambieranno per Julie Christie, è sempre francese ed è di Polasnki la “baby” ma non Sharon Tate né è un libro per satanisti da “magnoni” delle magioni alla Manson eppur sono adoratore della Seigner se, ne La nona porta, spalanca le gambe a peccare di vampiresca “morsa” diabolica, acuminando i denti con mordente nel morso d’una storia “avvolgente” come il mio (ro)manzo, romanticamente mentale e per pochi (e)letti.

Un grande anno di Cinema attraverso i miei occhi, esaltante giro a 360 gradi di palpebre nel goniometro percettivo degli orizzonti aperti…

Pulviscoli come cenere forgiata a candelabro smorto d’un vampiro latente, cullato dalla brace mastodontica della levità in albe sol(it)ari(e) nello scandir cadenzanti i passi cheti e poi futuristici d’una mia premonizione magmatica.
Fra apparizioni dense dall’ermetico fascino infrangibile, profezie radiose di raggi crepuscolari della sbiadita Luna ad infervorarsi ardente, una mia leggendaria “capigliatura”, “incastonata” ad anima folta e percossa da vibrazioni accorate al mai franto ingegno.
Del Cinema, nei suoi giochi speculari d’alti rompicapi o solo semplice diamante a frastagliare il crepitio torreggiante del mio Cuore in burrasca, colgo la simbiosi in alta poesia di rango elevato. Me ne insinuo, sibilandovi, stuzzicato da stimoli visivi dalle vertebre respiranti i chiari furori baluginanti. E vi dondolo, fra crepe d’una emozione elettrica, nel pervadermi del “letargico” sonno remoto dai vivi già morti.
Struscio fra libagioni medioevali dell’anima rovente, sco(r)t(ic)o le iridi a luminescenza sventrante.
E me ne infuoco nel “congedo” lontano da chi chiacchiera ma è solo imbalsamato nel mormorio dei parassiti fermi. Congestionati nel luogo comune ché non si schiodano da “inferme” posizioni guerrafondaie e fondamentaliste, ma son io a chiodo punitore negli schemi ch’apro di squarcio.
Carezzo la celluloide nell’ustionarla a nuove palpitazioni, invoco il mio “diabolico” squittio, volo verso lidi maestosi che sposan le aurore, posandosi ove il mattino non è in bocca sol squallido e prostituito or(l)o. Tuffato in cascate avide del mio sangue nel rinfrescarlo lucido come gli affreschi schiumosi e (in)naturali dell’immane Michelangelo.
Un anno da bacheca, che già incorniciai ma ivi rammemoro in gloria di Dio. Forse io nella megalomania di voi che la invidiate, assediandomi di vane gelosie, oppur un bacio alle donne per solleticarle nel desiderio a loro più astronomico. Tangendomi in brame lussuriose, alcune sfiorai, altre son appaiate ad altri, meno di me al(a)ti eppure forse di maggior danari. Dame o regine, il Principe scende dalle stelle per miracolarvi. Donante i suoi arcangeli cavalcanti le mie belle “corna” da pur unicorno. E, non scornandomi, non mi scordo neppure mai di chi ben mi vuole e dei miei nemici ai quali, per Natale, regalerò prima del nuovo anno, appunto, solo del carbone infilato a lor streghe madri da infilzar come meritano le megere ché stian a distanza dal mio “maritozzo” a sé stante, non so se “in piedi”, probabilmente un po’ stanco…
Io che ho sempre schivato il matrimonio, plasmando l’anima all’amor vasto, m’immolai anche a perderlo e ritrovarlo. Suggendo il seno d’una bionda non tanto mansueta che, d’educazione erotica, mi fu proprio cambiante in maieutica degli adulti giochi “amanuensi” e non (come) voi simula(n)ti. Non mi stimolate ma lei sì non è mai d’amplessi stitica. E io non le sono statico, non so se va in estasi, forse prenoterà una carrozza per incontrar le sue “colleghe” dell’Est. Del colar la mia “verga” d’inchiostro pastrocchiante la beltà del sesso rasserenante, fortunati i nostri sederi ne giovarono di mani e il mio di marmo, toccandoci reciprocamente nella zona perpendicolare della “foglia” di fico e figa che sta davanti. Di pollici opponibili è dotato l’uomo e di medio sfancula chi, come me, non ebbe quel gioioso posteriore né illanguidirà la sua sciolta lingua nell’imbucarla con orale a lei “devota” e non da pii, religiosi voti di buona condotta, che reputerete da puttane, invece noi ci sbellichiamo nel tastarci godenti i vizi cannibalistici, animaleschi e d’una mistica ombelicale libidinosa, cari nostri edonisti badanti soltanto alle balle, alla balia, al fielesenz’amplesso da mungitori nel fieno, da oziosi delle (im)pudiche vanaglorie.

Ella si sdraiò accanto a me e succhiò, peccando(ci) in plateale scroscio di lei scosciata a me entrante. E, di quel compenetrarci, carpimmo il senso ignoto dell’esistenza, la nuda ambizione dei poveri “dentro”, nell’arricchire il mio erigere e il suo sudato tergersi da terse pelli amanti tese allo struggimento e anche di anca sua di miei godimenti.
Un anno fruttifero, ove lei fruttuosa m’indirizzò, dopo aver il merlo rizzato, nel darla in soffice e profumata mela spolpata come il melograno, ché m’indusse in tentazione per presto averla tentata a mia incolumità corporea di piacevole attentato e dunque sempre il mio “sull’attenti”. Erto erettile in orgasmi da rettili.
Buon anno? Ma si fotta!

Moment(ane)o di an(n)i e ore dolenti sfogo dopo lo “scolo”

Promemoria a memoria dei poster-i(ori-che ora è?)

Credo che questo sistema sia sbagliato. Anzi, lo dichiaro in “pusillanime” voce, auscultando il nerbo del mio culo che, tonificandolo, è meglio del tuo ed è trino come la Legge insindacabile di Dio, plurimo di (s)conti e senza sconti al “tamponamento”, non m’ovatto ma possibilmente ti nutrisco nel nitrirti un flatulente ordinamento: fuori dalla mia zona “sorvegliata” da me stesso, cioè l’uccello liscio su e più su, sempre tiramisù, pelo glabro, al fulmicotone spasmodico che spunta dal tuo comodino di comodità e salviette, son il batuffolo” a beffarti con far nel tuo “affare” e, da tuo affaristico, ti appendo nell’arredartelo con lo stucco.

La voce ribelle

La gente è stanca di esser presa per fessa e per i fond(ell)i.
Le casalinghe, innervosite, dimenticano la mano morta sul fornello e i bambinelli crescon in fretta nelle s(u)orelle, fra piatti di maiali al for(n)o e farabutti già a (cer)bottane. Coglioni ribaltano le regole civili, fumandosela bellamente con qualche zoccola di “traverso” che ciuccia lor il pisellino nel quindici centimetri, e son stato generoso, dell’arrossirsi un po’ per un istante di “beneficiarne”. Ma tirerà questa vita di così triste campare? Non so. In campagna, la donnaccia affila la lana.

Ma che cazzo(ni)

In Italia non c’è scampo, meglio gli scalpi degli indiani. Se la cavavan sposandosi Toro Seduto e scopando di “cornamuse” fra i bianchi visi pallidi che “impallinavano” le lor selvagge, giocando alla cavallina fra una carovana, la canoa di Fruscio col vento e quella stronza di Rossella con Cary Grant “Orecchie a sventola”.
L’Italia è sempre stata una nazioncina di “raziocini” e bacini senza la verve di Presley Elvis. Uno che sapeva “tornirlo” in “torroncino” per le aggruppate fra un’ammucchiata dei bagarini e John Carpenter a incularsi Kurt Russell, relegandolo all’Hollywood moralista di oggi, (s)fatta di dementi con tre quintali di puttan(at)e a portata di “ciuffo”.
Quell’altro scemo si sveglia, chiedendo al popolino di non lamentarsi e di finirla coi borbottii da pompini. Si capisce. Ha molto da “dirigere”, è il redattore del giornale che va per la maggiore, inneggiante allo “Scrivi fluido e fornica di seminale”. Poi dicono che han generato una generazione di degenerati. Il 1 di Gennaio è già pigliarlo.
In Tv c’è un ebete che si fotte in diretta un mago nel balistico birillo da giocolieri “Chi indovina in quale buco è sparito di digitazione?”.
Vaffanculo!

Ecco il mio an(n)o.

Per fortuna, esiste il Cinema. Se non esistesse, bisognerebbe inventarlo o (ri)crearmi?

Applauso! E ora voglio le patate! Sono uno schiavo, non obbligatemi a scopare più del dovuto.
Non vi arrecherò disturbo, le spazzerò di brutto.
Chi ha preso il burro? Porca puttana maledetta!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. The Wolf of Wall Street (2013)
  2. American Hustle – L’apparenza inganna (2013)
  3. 12 anni schiavo (2013)
  4. Captain Phillips – Attacco in mare aperto (2013)
  5. Il grande match (2013)
  6. Transcendence (2014)
  7. Interstellar (2014)

 

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