Il cavaliere di San Pietroburgo, presentazione fastosa

Morning at the Cathedral

 

 

Una caratteristica mia peculiarissima, che mi contraddistingue dall’affannoso materialismo borghese, a me indigesto, lontano anni luce dalla mia visione “plateale” della vita, è la capacità sempre, “irreversibile”, di sopperire alle mie “precarietà” esistenziali, sì, una resilienza spasmodica e giammai arresa ai luoghi comuni, col virtuosismo mio mentale, elasticissimo. Che (di)vaga fra mille e più avventure della mia anima, nata creativa e, nonostante molte batoste, non ancor “arenatasi” alle cer(tezz)e d’un mondo assai ottuso e, contro quelli come me, belligerante di stolte, “omicide” (pres)unzioni.

Io son lo strampalato per antonomasia, la mente che si fa fantasia e in essa viaggia a velocità portentosa, sguazzando remoto dalle mentalità bacate e rigidamente fasciste, dalle vecchiaie precoci, ahimè, d’una generazione che non m’appartiene e di cui non condivido un beneamato cazzo.

Emblematico, “rasento” ben rasato, ah ah, la “pazzia” che diviene magnificamente gioia pazza, e in piazza, in mezzo a voi, i veri pazzi, “vendo” il mio talento con nonchalance da far (spa)vento. Sorvolo lindo i lidi più entusiastici del mai esser stat(ic)o…, ed entusiasta gioisco con furente “nostalgia” del tempo non ancor andato via. Acchiappandolo per la sua “criniera” più leonina così come, parimenti, l’è il mio leonino “immedesimarmi” nella guascona ilarità, smorendo quando le persone lamentose, dalle vi(t)e insoddisfatte, vorrebbero “incanalarmi”, ricattarmi e ingabbiarmi in “schemi lavorativi” della lor fissazione “produttiva”, disdegnando il mio essere librante e libero, e presumendo di volerlo appunto “incriminare” addirittura di “malasanità” mentale al fine d’irreggimentarmi in reparti coercitivi della vastità mia accorata, “ancorata” all’infinito e vulcanico partorire rilucenti opere letterario-“cinematografiche” d’inestimabile e unicissimo valore indiscutibile. Con “buona pace” della lor panza e delle meschinità sempre loro che stan alla base marcia dei (pre)giudizi non “abbindolandomi…”. Smuoio apparentemente per perennemente rinascere ancor più forte nella mia radicata, inestirpabile (dis)illusione che nessuno di quelli come me s’attenuerà nell’attenersi triste-mente a questa gente che vorrebbe atterrirci e persino, con le lor illazioni rabbrividenti il nostro onore al(a)to, terrorizzarci nel fiato.

Da questa mistura di (d)elusioni “deglutenti” la bellezza dello schierarsi contro, da questo mio “isperar” permanente, fatiscente a volte quando mi rannicchio nella malinconia più “prona”, risplendente quando m’accorgo che son gli altri, appunto, ad aver torto, squittisce, cresce, si rinvigorisce il mio an(s)imo poderoso e folgorante. Illuminandomi di quel genio, già in me insito, che ogni giorno più si “ramifica” in nuove creazioni (alti)sonanti, laddove, irraggiungibile, sfioro e poi agguanto vertici inarrivabili d’estasi, d’armonia solare, di contemplativa grandezza spaziale, di musicalità liquida del mio cuore non alle scemenze infrantosi ma maggior-mente fiero e “ferino” nell’ascendente rafforzarsi. Sì, un’esplosione irriducibile di languida maestosità.

Allorché, ecco il mio (ri)creare la “creatura” Clint, libertario uomo “nudo” in mezzo alle sconcezze d’un mondo così “(e)retto” nelle sue delinquenziali “credenze” fallaci, un uomo “farlocco”, falotico, dall’anima abbracciante tuti i suoi fratelli della congrega “di sangue”.

Leggetelo e ricordate che un mio libro vale più di tante fredde “educazioni” squallide.

In me vige la veggenza d’un enorme profeta brillante.

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