John Carpenter – Prince of Darkness, capolavoro di una mente come quella del Bickle, colpo di genio incredibile

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Sì, Taxi Driver è il mio film preferito in assoluto. Questo lo sanno anche le pietre. È difficile esprimervi ciò che questo film rappresenta per me.

Ma ho voluto scrivere un libro su Carpenter. E finalmente, dopo tanta impaziente attesa, il cartaceo adesso è regolarmente in vendita. Recatevi sulle maggiori catene librarie online e, se volete, acquistatelo.

Io sono questo, lo sono sempre stato. E più la gente mi tempesta e assilla con richiesta invadenti più io svicolo per altre vie, traiettorie immaginative e immaginifiche che hanno poco a che vedere col brusio frenetico della realtà puttanesca e miserabile.

Al che, sgombro la mente da ogni pensiero, giacendo mortale e ineccepibilmente morale in spazi siderali di fantasia rapace, viaggiando nella nave migliore che un uomo possa avere. Quella della sua anima. E, apparentemente rattrappito, laddove nella vastità oceanica di viaggi esplorativi della coscienza, dall’uomo comune non potrò mai esser compreso, negl’interstizi d’immersioni abissali di altezze concettuali insuperabili, mi lastro nell’apoteosi maliarda del mio candido cuore dal colore alabastro, e forgio il mio sangue in zone meandriche della poesia più inafferrabile. Distaccandomi da un mondo cinico e barbarico, con gli occhi iniettati di furore, mi tuffo nel calore sulfureo di un misticismo ermetico che trivella le sue viscere e quindi esplode in un’ardimentosa elevazione rivelatoria. Svelando i miei neuroni in una deflagrazione rovente che squittisce scintillante di romanticismo tonante e suadente come orgasmica, purissima rinascenza sfavillante. E, in pace con me stesso, dopo aver peregrinato nell’anima mia più pregiata e incandescente, come dura roccia levigata da acquose malinconie torbide, mi rischiaro nel boato rinomato di una lucentezza lividamente lancinante, abbagliato dalla nitidezza della mia impressionante destrezza. Oh sì, dopo tanta solitudine, mi mostro in tutt’abbacinante, spaventoso fulgore, come una meteora limpida nel bagliore di queste notti sanguinanti tanto dolore, sprigionatesi nella rinascita di un potentissimo ardore, m’illumino d’immenso e, fra le stelle intermittenti di questa vita talvolta opprimente, lustrato nelle cardiache vene passionali mie più perlacee, creo soave bellezza per non soccombere all’abdicante disillusione schiacciante di questo mondo invaso da tanta mortificante tristezza.

Così, io decisi… devo analizzare, ad uno a uno, tutti i film di John. Chiudete la porta, non disturbatemi. Ché la gente, là fuori, fa solo chiasso, ah, questo baccano mi distoglie da quest’irresistibile voglia bramante film che per un po’ dimenticai o che, semplicemente, mai vidi e voglio vedere. In queste (re)visioni, m’incantai e la mia mente si espanse, ingigantita dal potere scoppiettante di altre dimensioni alate.

Sono stato sanamente pazzo per scrivere un libro che in Italia non si è mai visto. Scusate, adesso devo telefonare al mio amico che sta su Giove. Devo chiedergli, essendo io di un altro pianeta, se posso alloggiare qualche giorno da lui. E berremo birra, ammirando l’infinito.

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di Stefano Falotico

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