Ammirazione sconfinata per me stesso, partorente opere geniali da nautico degli amori miei vanesi, finanche virtuali a soff(r)i(r) intensi di vivido incenso, in quanto mi beatifico in pace be(l)ata delle donne-a(g)nello a me “crostate”, scusate prostrate però non “posate” quando gli ormoni “sparecchio” con forchette di mio taglio e cuci(notto), (im)paziente inglese all’ora del tè per un testa a tête di bontà e gustoso “taste” allo yogurt di buoni auguri testé, anche di leccate da cime a piedi, come insegnava il “pittore” Cimabue, maestro delle prospettive a Giotto e credo persino delle “tette” a suo “inchiostro” fra un po’ far il cascamorto, della nutriente “mortadella” e brindar col vino fischiettando nei giulivi chioschi. Arcimboldi, auto-ritratto di sua “banana” al pomodoro in co(r)p.
Con questa mia “merenda”, non mi svenderete da urlatore fruttivendolo perché il mio sangue creativo è denso, anche di Creatina raggrumata meglio dei coloranti agrumi, leggi tinte ai capelli canuti, su “gelatina” aromatica d’accartocciarvi nella stagnola carta di chi se “lo” suona e non se la magna.
Gnam gnam, io divoro Cinema a volontà, onnivoro d’ogni genere e (de)generando dai thriller più appetitosi di “sa(ls)e” splatter agli horror più gorecome l’anguria spolpata sin all’ultimo slurp di “succhiotti”.
Che pulpata. Che pappe, che chiappona che hai mia chiatta, che palle come il burro di arachidi su natiche senza “entrante” dell’ammorbidente limonante.
Cazzo… già. La “mela” imputridisce e, ingiallita, va in (ca)muffa nelle vostre emozioni da frigoriferi viventi, amb(i)enti oramai solo alla carne del prosciutto da pigri maiali. Avete le panze piene, oh, miei abbienti!
Vi svuoto io!
Tu mangi, però. Mannaggia. E io ti eviro con la penna stilografica a mo’ di mannaia, intingendo il tuo capo da capra nel calamaio del mio gigante, al fine che, assorbendo il tuo midollo spinale arrugginito e materialista, addiverrai alle labbra umide del vero tuo, dapprima, rinnegato cuore da laido cannibale.
Anticorpi, schieratevi in battaglia, la cena s’annuncia lunga e resisteranno solo i più “duri”.
Ma passiamo al dolce dopo i vostri “primi della classe”, invero secondi a me, il me(r)lone affumicato, e ciucciamo sin all’ultima “goccia” questo delicato “tiramisù” di “pen” inzuppato nello zabaione più prelibato.
Applauso.
E buon Cinema a ogni amante della buona “tavola”, leggasi scrivania ove ingurgito celluloide in streaming. Anche se strizza.