Il diavolo è un giocattolaio, COVER

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UN SAGGIO CRITICO SU STEFANO FALOTICO

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L’inserto tutto-cultura PROMETEIA sarà un allegato costante del Faro Italiano, che nel 2019 sarà sottoposto a un’importante evoluzione. Nelle prossime edizioni di PROMETEIA appariranno i saggi critici sui libri di Stefano Falotico con riferimenti a tutte le pubblicazioni precedenti. In questo saggio, invece, mi soffermerò sull’Autore. La crisi che vive la lettura italiana (ma anche mondiale) è dovuta essenzialmente all’inconciliabilità fra lo scrittore e il lettore. Il lettore del XXI Secolo non è più quello del XX e, meno ancora, quello del XIX. La tradizione scolastica, che ha le sue radici in una specie di ripetitivo classicismo, si scontra, volenti o nolenti, con una trasformazione, che, posta in essere nel XX Secolo, ha trovato nel XXI il suo compimento. Ovviamente, molti scrittori, pervasi da un agone egotistico, non si rendono conto della nuova capacità di lettura e insistono in un canovaccio inestirpabile forse a causa di una cultura eccessivamente libresca. I grandi scrittori hanno trovato invece elementi “istruttivi” e “insegnanti” nella vita di tutti i giorni, nel quotidiano vivere, nell’analisi della società e delle sue evoluzioni culturali, economiche e di costume. Restare “classici” in questo contesto non avrebbe avuto come sfogo il lettore, ma una ristretta cerchia di amici “complimentosi” per “adeguarsi all’occasione”. Stefano Falotico si è posto il problema di come restare classici, senza “urtare” la suscettibilità del lettore. Ha dato vita così a una prosa complessa, attiva, interattiva, non dormiente, non assuefatta, non cantilenante, non ripetitiva, ma sempre fornitrice di soluzioni letterarie che, scatenando l’intimo sentimento, come forse era accaduto soltanto a Victor Hugo e Lev Tolstoj, ha “tradotto” in realtà pensante anche i lettori più indifferenti e sopiti. Lo ha fatto non solo attraverso la curiosità “linguistica” avveniristica, ma soprattutto a mezzo di una sequenza di contenuti che si susseguono in una “asfissiante devozione” al mondo. Se, in qualità di critico letterario (ma sono soprattutto autore di non indifferente livello), mi soffermo sul fenomeno Stefano Falotico, è perché il nostro soggetto letterario offre al divenire culturale soluzioni che dapprima non abbiamo rinvenuto neppure nei maggiori scrittori contemporanei. Stefano Falotico si è certamente posto il problema: Come “raggiungere” il cuore del lettore? Come “svegliare” la sua mente? Come evitare di essere scontatamente evolutivi? Come essere evolutivi e “classici”? I suoi libri narrano di “dame” e “cavalieri”, ma in questo costante divenire-trasformativo-interattivo non troveremo Torquato Tasso, Ludovico Ariosto e, ancor meno, Dante, Virgilio e Milton. Non troveremo il narratore romanzato. Non troveremo “scontati-inutili” castelli. Troveremo invece l’uomo pluridimensionale, l’amore per l’enigma-vita (Il Cavaliere di Londra - in una mia prossima recensione), lo snodarsi lungo le difficoltà della vita (Il Cavaliere di San Pietroburgo). Le avvisaglie della nuova filosofia linguistica si hanno già nel Cadavere di Dracula (che si pone come confine fra il vecchio dire e il nuovo dire). “La libertà e anche il libero arbitrio passano attraverso perigliosi cammini e ardui ostacoli. Anche la libidine e la lussuria per l’Autore passano attraverso la catarsi “profetica” di un’intima soffusa sofferenza (La mia lussuria si scaglierà terribile di veemenza arsa a vostra finta sapienza. – Il Cadavere di Dracula – Stefano Falotico), attraverso la paradossale lente di un epidiascopio, che, con le sue immagini alterate e “assurdamente iperboliche” ci offre una visione “esagerata e folle” della vita, perché, in fondo, la vita umana non è che “un mezzo” per perfezionarsi per pervenire a vite “diverse”, a mete da conquistare nell’evoluzione biologica, sociale e filosofica, che si dipana nell’incessante comporsi e scomporsi degli “elementi” – così nella mia recensione (già ampiamente pubblicata e inerente libro di riferimento). Stefano Falotico si è quindi posto il problema di come innovare, trasformare, essere “contenutistico”, concreto ed “emblematico”, non travolgendo totalmente i canoni classici della scrittura, ma adeguandoli e rielaborandoli con l’immissione di una straordinaria linfa vitale. Come riesce a ottenere questo? “Caratterizzando” i personaggi, facendoli “lievitare”, crescere, come un padre e una madre pazienti che intendono impartire la migliore educazione alla prole. La prole, nella fattispecie, si chiama libro, scrittura, passione per la crescita letteraria. Non allievo mai, Stefano Falotico è in realtà un appassionato “Maestro”. Ha l’ascia di chi colpisce e il cuore del bambino che rimane tale per tutta la vita. A lui piace “bere” nei suoi stessi libri, non per quel sentimento “draculiano” che, oberato dal peso del nome, si trasferisce nella realtà, ma perché fra incantesimi, “diavoli”, “estemporanee divinità” e uomini-dei, si dipana in lui la “tragedia” dell’umanità nel divenire e nell’essere sempre uguale o simile a se stessa. In questo modo Egli infligge una lezione morale e sottilmente satirica, se non palesemente ironica, agli “umani”. Costoro amano, odiano, non amano, non odiano, finiscono nella spirale dell’indifferenza, si “mediocrizzano”, risorgono dalle ceneri del proprio pensiero, si interrogano, si esaminano, sono contemporaneamente “allievi” e “maestri”: allievi teneri e “maestri d’ascia”. I personaggi di Stefano Falotico sono composti Cavalieri, ma anche uomini bizzarri, fedeli a se stessi e senza una reale fede universale (nel senso classico della parola). Sono esseri ribelli, che fuggono dalla realtà quotidiana, dalla “ripetitività”, dalla tristezza “comune”, dal lirismo della piaggeria e del finto altruismo, dalla pace senza costruzione, dal “senso del dovere”, ovvero da quell’inferno intimo che costringe l’uomo a fare sempre le stesse cose, non chiedendosi nemmeno perché e non domandandosi il perché del “mancato cambiamento”. Nei personaggi di Stefano Falotico la vita chiama a soccorso se stessa, esce dall’infantilismo letterario-creativo per “erompere” come petali in fiore. La sua prosa è fiore e taglione, magistrale rievocazione classica e distruzione del passato “inutile”, in una specie di “anti-religiosità”, che si perpetua in un moto uniformemente accelerato e in un bizzarro divenire. Se i suoi personaggi dovessero delinquere, lo farebbero conservando la loro compostezza, la coscienza di stare a fare sempre bene come nel “Kick-Boxing”. Essi sono incassatori e “canne al vento”. Sono deboli e forti. Sono cani che mordono e arpie feroci. Sono “angeli custodi” della tradizione e innovatori “implacabili”. Leggono in se stessi e fuggono da se stessi. Si ribellano a se stessi quando scoprono di essere “quotidiani”, “sensibili” alle solite cose e vicini allo scorrere delle ore, lo scorrere monotono come le parole che si susseguono con un nesso logico che non si identifica mai con l’evoluzione. Spesso gli scritti dell’Autore “cercano” la “soluzione” e non sembri strano che tale soluzione si identifichi con la tragedia. Sono Romeo da Villanova e dittatori solenni. Sono schiavi e “contumaci ribelli”. Sono condannati alla vita e condannati a morte. Tornano vincitori e si comportano da vittime “solenni”. Sono il futuro, il presente e il passato, con tutte le patologie che proprio il passato può trasmettere e che, pur tuttavia, trovano un organismo ribelle e una “pelle” così mutevole da essere “portatrice” di novità e trasformazioni perenni, tali da “vanificare” il passato medesimo. I personaggi di Stefano Falotico corrono, vanno, cercano, si dimensionano diversamente, in base ai casi e alle circostanze, ma mai in qualità di vittime reali, bensì di protagonisti, anche impavidi e caparbi. Essi sono la volontà che incide nella loro vita. Quando i casi della vita vogliono che essi tornino al loro quotidiano essere, scoprono in se stessi una sorta di ambiguità, di plurivalenza, di crudeltà, di crudezza e nel loro cuore rinvengono un “cruciforme” destino. Essi non si deprimono mai: lottano, escono allo scoperto, vincono e perdono, ma non sono mai realmente sconfitti. In loro si legge: desiderio, brama, moto variamente accelerato, ricerca della vastità del creato, in una specie di sublimazione che consente loro di uscire dal greto del fiume della vita per cercare un’onnipotenza personale, in un “irreligioso” silenzio. Essi troveranno siepi e alberi, aspre montagne e fiumi agitati, alte maree e ripidi camminamenti, tunnel e altipiani lussureggianti. Essi troveranno estati, primavere, autunni e inverni. Ma non si arrenderanno al destino o al fato. In loro la lotta è un “classico essere” e un “azzardato divenire”. Incontro, scontro, conversazione, avversità, devozione, “dialogismo”, biasimo, amore, “disamore”, dolore, costanza, “endemica malattia”, catastrofe, polimorfismo e fallimento si aggrovigliano in un “enclitico” divenire, che fa sì che un’azione priva di tono ne assuma uno, avvalendosi di un “precedente soggetto”. Tutto l’insieme diviene in Stefano Falotico “filosofia vitale” e “naturale disfacimento” in vista di successive “grandezze”. Grandezze che egli non identifica, ma che lascia intuire o supporre, perché è cosciente che sia un cattivo scrittore colui che fornisca soluzioni o che faccia di ogni argomento una “tematica” per riduttive conversazioni.

 

Eliano Bellanova Direttore della Rivista Il Faro Italiano. Presidente dell’Araba Fenice Edizioni Magna Grecia

John Carpenter – Prince of Darkness, Booktrailer

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Ebbene, come già vi ho illustrato, il mio libro monografico su John Carpenter, John Carpenter – Prince of Darkness, è in vendita sulle maggiori catene librarie online, nei formati cartaceo, eBook e Kindle-Amazon. Lo potrete rivenire se, con l’accortezza propria dei lettori affascinati dalla mia prosa gotica e fascinosa, vorrete arrischiarvi a esplorarlo con finezza vostra indiscussa, e con soavità intrepida mi auguro che v’inoltrerete nel web ad acquistarlo, per assaggiare una mia levità letteraria che, orgogliosamente, affermo sia poderosa e incantatoria.

Un mio omaggio a uno dei leggendari maestri del Cinema contemporaneo. Che, scevro di agiografie innecessarie, analizza, film dopo film la sua carriera registica, soffermandosi approfonditamente, in maniera quasi enciclopedica, sui suoi immani capolavori ma non magnifica alcunché, al fine di fotografare e immortalare il suo excursus direttoriale (sì, intenso nel senso di director ma anche nell’accezione, che io gli affibbio, d’istitutore d’una poetica unica, che non può e non dev’essere paragonata a nessun’altra), con estrema, meticolosa, obiettiva lucidità intellettuale, non esente da critiche, più o meno forti, alle sue opere meno riuscite.

Perché Carpenter, sì, è un genio ma anche i geni non sono infallibili. Anzi, le loro imperfezioni sono il fulcro basale della loro immensità umana e umanistica.

Premesso questo, passiamo a questo booktrailer.

Come recita la descrizione, sotto al video su YouTube, il presente booktrailer è una libera interpretazione delle atmosfere e delle suggestioni create da Carpenter.

Sì, in seguito alle nuove, repressive normative sul copyright e per ovvie ragioni di royalties, io e il mio amico Daniele Fiori non abbiamo potuto utilizzare le immagini, i frame e le clip dei film di Carpenter per allestire questo filmato.

Ci sarebbe naturalmente piaciuto poterlo fare ma è sempre meglio non incorrere in possibili penalità.

E dunque, attraverso immagini suggestivamente vicine al mondo carpenteriano, sulla mia voce che recita la sinossi della quarta di copertina, da me stesso scritta, abbiamo approntato la nostra “proiezione”.

Vi auguriamo buona lettura e, come diceva il grande Enrico Ghezzi, buona visione.

Al mio libro su Carpenter è stato dedicato un articolo su Il Giornale, che splendida giornata

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Sì, avevo trascorso una nottata turbolenta, insonne. E mi ero svegliato di cattivo umore. Ma tutte queste ansietà si son acchetate stamane, quando son stato personalmente contattato dal giornalista Francesco Mattana de Il Giornale che, avendo letto e molto amato il mio libro su Carpenter, John Carpenter – Prince of Darkness, vi ha dedicato uno splendido articolo.

QUI.

E sull’edizione di oggi, che potrete trovare in edicola.

Son soddisfazioni che valgono tutta una vita.

E adesso si balla!

È tutta una questione di testa.

John Carpenter – Prince of Darkness, capolavoro di una mente come quella del Bickle, colpo di genio incredibile

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Sì, Taxi Driver è il mio film preferito in assoluto. Questo lo sanno anche le pietre. È difficile esprimervi ciò che questo film rappresenta per me.

Ma ho voluto scrivere un libro su Carpenter. E finalmente, dopo tanta impaziente attesa, il cartaceo adesso è regolarmente in vendita. Recatevi sulle maggiori catene librarie online e, se volete, acquistatelo.

Io sono questo, lo sono sempre stato. E più la gente mi tempesta e assilla con richiesta invadenti più io svicolo per altre vie, traiettorie immaginative e immaginifiche che hanno poco a che vedere col brusio frenetico della realtà puttanesca e miserabile.

Al che, sgombro la mente da ogni pensiero, giacendo mortale e ineccepibilmente morale in spazi siderali di fantasia rapace, viaggiando nella nave migliore che un uomo possa avere. Quella della sua anima. E, apparentemente rattrappito, laddove nella vastità oceanica di viaggi esplorativi della coscienza, dall’uomo comune non potrò mai esser compreso, negl’interstizi d’immersioni abissali di altezze concettuali insuperabili, mi lastro nell’apoteosi maliarda del mio candido cuore dal colore alabastro, e forgio il mio sangue in zone meandriche della poesia più inafferrabile. Distaccandomi da un mondo cinico e barbarico, con gli occhi iniettati di furore, mi tuffo nel calore sulfureo di un misticismo ermetico che trivella le sue viscere e quindi esplode in un’ardimentosa elevazione rivelatoria. Svelando i miei neuroni in una deflagrazione rovente che squittisce scintillante di romanticismo tonante e suadente come orgasmica, purissima rinascenza sfavillante. E, in pace con me stesso, dopo aver peregrinato nell’anima mia più pregiata e incandescente, come dura roccia levigata da acquose malinconie torbide, mi rischiaro nel boato rinomato di una lucentezza lividamente lancinante, abbagliato dalla nitidezza della mia impressionante destrezza. Oh sì, dopo tanta solitudine, mi mostro in tutt’abbacinante, spaventoso fulgore, come una meteora limpida nel bagliore di queste notti sanguinanti tanto dolore, sprigionatesi nella rinascita di un potentissimo ardore, m’illumino d’immenso e, fra le stelle intermittenti di questa vita talvolta opprimente, lustrato nelle cardiache vene passionali mie più perlacee, creo soave bellezza per non soccombere all’abdicante disillusione schiacciante di questo mondo invaso da tanta mortificante tristezza.

Così, io decisi… devo analizzare, ad uno a uno, tutti i film di John. Chiudete la porta, non disturbatemi. Ché la gente, là fuori, fa solo chiasso, ah, questo baccano mi distoglie da quest’irresistibile voglia bramante film che per un po’ dimenticai o che, semplicemente, mai vidi e voglio vedere. In queste (re)visioni, m’incantai e la mia mente si espanse, ingigantita dal potere scoppiettante di altre dimensioni alate.

Sono stato sanamente pazzo per scrivere un libro che in Italia non si è mai visto. Scusate, adesso devo telefonare al mio amico che sta su Giove. Devo chiedergli, essendo io di un altro pianeta, se posso alloggiare qualche giorno da lui. E berremo birra, ammirando l’infinito.

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di Stefano Falotico

John Carpenter – Prince of Darkness, finalmente in eBook e Kindle

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Da poche ore disponibile in eBook su youcanprint.it e in Kindle su Amazon.

Presto, ci aggiorneremo col cartaceo.

Dopo la morte, un vivido, inquietante viaggio nelle tenebre della nostra anima

Disponibile in cartaceo, eBook e Kindle sulle maggiori catene librarie online.34816679_628327354182678_6580602831978364928_o

Nella spettrale nerezza d’istanti sinuosi, grottescamente morbidi come peccaminosa pelle di donna nel rifiorire vanesio del suo profumo letale…

Dopo la morte dell’anima, il suo supplizio, il suo sacrificale essersi smarrita nel buio più cupo e poi ridestata di gotica rinascenza come un risveglio ancestrale, ecco la vita che furibonda riscalpita. Una vita che si spezzò, tranciata e sofferta, che or rimembra i suoi ricordi e, sanguigna, lividamente s’angoscia ancora per vivificare afflizioni della risquillante esistenza che si rannicchiò ermetica, indecifrabilmente celata, emozionalmente vissuta con la potenza estatica dei sogni più maestosi, una vita incatenatasi nel cupido tormento di sé stessa e torturata nel suo ardersi dentro come marina placidezza scossa da un viscerale terremoto, come risorgimento dell’inconscio riesploso. Una storia ai confini della follia o nelle braci brucianti dei suoi meandrici corridoi mentali, notturni, nei bagliori del tempo fermatosi e poi ritornato nella sua fulgidezza più vera e coraggiosa. Perdizione e poi salvazione, una psichiatrica storia di appannati, obnubilati lindori sommersi, di taciute rabbie e di punite ire, di vita placata e ancor poderosamente riamata. Ma anche un lungo racconto in prima persona del burlesco, fosco teatro della commedia umana, teatro di maschere false, di spettri, di bugiardi e di ombre sgargiantemente riemerse.

Intervista sulla Leggenda di King Kong a cura de Il mondo dello scrittore

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Racconta la tua esperienza come autore
Ebbene, oramai mi conoscete, ho scritto un sacco di libri. Certo, vorrei vendere di più ma ci sarà tempo, spero, per il successo. Comunque, proseguo nella mia strada, ancheggio nella scrittura con barocca sobrietà e, stavolta, vi dirò di più: son stato meno ermetico, più fluido e questo libro penso sia scorrevolissimo. Essere autori significa avere una poetica, uno sguardo sul mondo, e io insisto a guardarlo a modo mio. Senza farmi condizionare. Si sa, è dura, ma non mi arrendo.

Che cosa ispira il tuo modo di scrivere
La fantasia, e la fantasia nasce dagli attimi imponderabili. E cosa vi è di più fantasioso e fantastico di King Kong? King Kong incarna il mito della Bella e della Bestia, è un libro molto attuale, comprendendo che escono film a questa tematica, diciamo, come The Shape of Water.
Quindi, in questo caso mi sono completamente immerso nel cuore della mia anima, metafisica, bestiale, sviscerata, spruzzata oserei dire in una natura selvaggia e variopinta.

Parla della trama del tuo libro
Libro ispirato alle tante versioni di questo mito, dalla prima originaria degli anni Trenta a quella di Peter Jackson. Il resto è da leggere, perché ho reinventato la trama.

I tuoi personaggi prendono spunto da alcuni lati del tuo carattere
Qui ci sono solo tre personaggi principali e, no, stavolta non sono ispirati a me. Anche se mento, perché Tom Nikel è sicuramente come me.

Prediligi un genere specifico oppure la tua scrittura spazia in altri campi
Come dimostra questo libro, che è il mio primo romanzo avventuroso, sperimento sempre nuovi generi, passando dalle storie intriganti quasi horror ai noir, ai saggi monografici.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro
Non posso dirlo, ma forse un libro autobiografico.

Cosa consiglieresti a un autore esordiente
Di scrivere quello che vuole, senza seguire le mode. Basta che funzioni.

 

La leggenda di King Kong, Booktrailer e presentazione

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Ebbene, ecco questo nuovo filmato, curato e allestito come al solito dal bravissimo Daniele Fiori, con la mia voce narrante che scandisce la narrazione della sinossi. Penetrando nella mia stessa anima, arrochita e abbrustolita dal tempo, giammai arrugginita, erotta in languidezza bagnata di estasi e improvvisamente incandescente a descrivere lo stupendo mito di King Kong, per questo mio libro che, in maniera personale, ha voluto omaggiarlo.

Stavolta, non ci sono immagini o foto, ma il videodrome, potremmo dire, dei frame della pellicola storica originale.

Il mio libro, ripeto, attinge dalla sua leggenda, ma non è affatto un plagio, e si discosta notevolmente per ritmo, personaggi e vicende narrate, e in qualche modo è una mistura in prosa, spero fascinosa, avventurosa e poetica, di tutte le pellicole dedicate a Kong.

Perché ho scritto questo libro? Perché a quasi cent’anni dalla sua nascita, King Kong rimane una pietra miliare imprescindibile di ogni mirabile fantasia fantastica, ed è una storia immortale che si può leggere in svariate, diverse chiavi interpretative. Potrebbe essere un semplice viaggio alla scoperta di una creatura primitiva e ciclopica, un’avventura ai confini dell’immaginazione, un’immersione angosciante e al contempo favolistica che reinventa la bella e la bestia, perfino una storia profondamente erotica, la storia di un amore fra un gigante, all’apparenza mostruoso ma invero candido e puro, e una donna bionda dalle movenze fatali e seducenti.

Sì, spero che allo stesso modo il mio libro possa sedurre, attrarre fatalmente, imprigionare il lettore in un mondo ove le regole della natura son state sovvertite, ove accadrà qualcosa al di là della vita stessa.

 

Intervista su King Kong a cura de Il mondo incantato dei libri

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Stefano Falotico, nato a Bologna il 13 Settembre del 1979. Poeta e romanziere, autore fra l’altro di numerosi saggi monografici su attori e registi, fra cui Martin Scorsese, la strada dei sogniDavid Cronenberg, poetica indagine divorante e Robert De Niro, l’intoccabile, abbina la sua “insana”, viscerale passione per il Cinema a quella per la letteratura, prediligendo il noir, le storie che esplorano le zone oscure dell’animo umano, le loro intersecanti linee sfumate d’ombra. Cinefilo dunque, amante tout-court delle arti visive, originale menestrello, come ama definirsi lui, dello strambo mondo “ballerino” e perennemente mutevole, in cui viviamo e nel quale, ogni giorno, dobbiamo, decifrandolo nei suoi continui cambiamenti, a suo modo amarlo e districarcene.

 

King Kong ricordo i film di qualche tempo fa come mai hai ripreso questo mito?

Sì, come scrivo nella breve prefazione del mio libro, a scanso di equivoci, trae ispirazione dalla novelization del film, ma ne attinge in modo assolutamente personale e creativo. Ho ripreso questo mito, che tutti noi conosciamo, perché volevo scrivere un romanzo di avventura che fosse anche una favola, poetica, crudele, triste e anche erotica, rielaborando la storia della Bella e la bestia.

 

Quindi un fantasy nel senso puro del termine o una storia fantastica?

No, non è un fantasy, non sono a dire il vero un fan di questo genere, anche se so che oggi va per la maggiore, è più altro una storia fantastica, sì.

 

Quanto tempo hai impiegato per scriverlo?

Ecco, l’idea mi è venuta la scorsa estate e ho cominciato a scriverlo verso la fine di Settembre del 2017, alla fine dell’anno l’avevo concluso, quindi tre/quattro mesi, poi è cominciato l’editing, scrupoloso ed esigente.

 

Cosa legge Stefano Falotico?

Legge un po’ di tutto, dalle storie romantiche e favolose alla Banana Yoshimoto agli horror di Stephen King, ai noir di James Ellroy. Cerco di non precludermi niente, e provo a cambiare sempre prospettive, sia come lettore che come scrittore.

 

Cosa ti aspetti da questo libro?

Be’, mi aspetto che possa attrarre la curiosità dei lettori, la storia non è originale, come sappiamo, ma io ne ho dato una versione, credo, inedita, estremamente romantica. I personaggi principali sono quattro. Il narratore della storia, il biologo ed esploratore Tom Nikel, l’attrice in erba Michelle, bellissima e sexy, un regista spericolato, Cecil Miles, e naturalmente la creatura, Kong.

 

Non è il tuo primo libro, questo mi sembra di capire sia una favola per adulti, è il tuo genere o questo libro è un nuovo percorso?

È un nuovo percorso, i miei precedenti erano molto cupi e noir.

Rispolverare King Kong secondo te può ispirare curiosità?

Sì, reinventare e reinterpretare ciò che sembra già visto e letto può, secondo me, offrire sguardi nuovi.

 

Secondo te cosa apprezzano di più i lettori nei tuoi libri?

Be’, non posso dire di essere un autore di bestseller, senza dubbio i miei libri sono di nicchia, molto particolari ed eccentrici, per via della prosa spesso arzigogolata, barocca e personalissima. Credo che i miei lettori apprezzino appunto il coraggio, la mia capacità di osare e rischiare, di sperimentare sempre nuove forme espressive. Alle volte centro il bersaglio, altre no, ma credo che i miei tentativi siano apprezzabili.

 

Avere uno stile personale a mio avviso è un pregio non un difetto in un’epoca in cui tutti scrivono e seguono le mode del momento

Sì, penso di sì, non sono tutti d’accordo ma preferisco essere me stesso piuttosto che imitare stili collaudati per seguire le tendenze e le mode.

 

Fai presentazioni? Ami il contatto diretto con il pubblico?

In questo sono un po’ come Woody Allen, alle volte presento i miei libri, sì, ma sono abbastanza riservato.

 

C’è qualche autore di oggi o del passato che in qualche modo ha condizionato la tua scrittura?

Certamente, per la sua lucida follia visionaria, William Burroughs, e questo mio King Kong ha un incipit che assomiglia decisamente a Il nome della rosa di Eco. Sì, il suo è un genere decisamente diverso, ma anche qui abbiamo subito un narratore che racconta i fatti antecedenti.

 

Quando preferisci scrivere? Di giorno o con il buio? Silenzio assoluto o non?

Tempo fa scrivevo soprattutto di notte, facevo come i vampiri, dormivo di giorno ed ero attivo con il buio. Adesso mi sono “normalizzato” e scrivo, se posso, soprattutto la mattina. Alle volte scrivo ascoltando musica, è ispiratrice e stimola la scrittura emozionale, creativa, il flusso di coscienza.

 

Il libro per te imperdibile è quello che sei pentito di aver letto

Libro imperdibile, vediamo un po’, Il gioco di Gerald di Stephen King, il libro di cui mi sono pentito non posso dirlo, eh eh, per non offendere nessuno.

 

Chi è Stefano Falotico scrittore e Stefano uomo?

Stefano uomo è un tipo assai bizzarro e “anomalo”, eh eh, che vive di Cinema e collabora per riviste online. E che ama andare a prendere il caffè in orari inconsueti. Stefano scrittore è la mia anima che si denuda ed esplora il suo inconscio, mette nero su bianco il suo cuore.

 

Se ti chiedessero di scrivere un libro a 4 mani, accetteresti?

Sì, ne ho parlato con dei miei amici varie volte ma, per ora, nulla ancora a 4 mani si è concretizzato. Vedremo in futuro.

 

Tra i tuoi protagonisti c’è n’è uno più vicino a te come personalità o hai spaziato solo nella fantasia?

Tom Nikel, il biologo narratore, mi assomiglia parecchio.

 

So che tra qualche minuto devi andare,  ci salutiamo ringraziandoti per il tempo che ci hai dedicato

Sì, purtroppo fra poco devo andare, ma è stato un piacere immenso rispondere alla vostra intervista.