La leggenda di King Kong in cartaceo

Da oggi è disponibile alla vendita ed è con grande fierezza che ve lo annuncio.

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La leggenda di King Kong, anche la mia…

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Amici, fratelli della congrega, (a)nemici e amanti del bello, della bella e la bestia, vengo io a dirvi che ho pubblicato questo nuovissimo, pregiato Kindle (cercatelo su Amazon), opera che presto sarà anche in cartaceo, rilegata finemente per intarsiarvi di emozioni ancestrali.

Lo so, la vita spesso c’induce a demoralizzarci ma, nonostante le batoste patite e i percorsi sgangherati del mio strambo camminare nel mondo, i miei occhi mai hanno abbandonato le visioni immaginifiche e, in mezzo a una realtà cinica e spenta, sono fra coloro che forgiano creazioni abbacinanti in questo Pianeta.

Leggete la sinossi e assaggiate l’estratto. Se non sarete mentitori della bellezza e amate il romanticismo vero, libero dalle chiacchiere e dal frivolo pettegolezzo, ammirerete, spero, questo profluvio di mie parole caute, delicate, eleganti, leggiadramente sguinzagliate nel fervido mio allietarvi di emozioni che non dimenticherete.

Sono un uomo molte volte insopportabile, ma in questa presunta insopportabilità s’annida un’anima leggera, che furoreggia con avido sapore, che si aliena e poi si riconcilia, che riemerge dall’esistenziali tempeste col sangue di razza principesco di chi sa cos’è la poesia giammai megera. Nella futilità di sguardi maligni, svicolo con far altero, indossando l’umiltà inestinguibile del Sole incarnato nei miei flussi vitali. Mi opacizzo per abbagliare con più carisma, indubitabilmente son uno che s’innalza, casca e si rialza, con indomita volontà, con spirito arcano dell’esser mai arresosi ai vigliacchi del cuore, mai prono, miei prodi(giosi).

Vi abbraccio e vi bacio, gustando un attimo che, lieto, fuggirà via, eppur ruggisco senza ruggine.

 

di Stefano Falotico

Kickboxing, recensione di Eliano Bellanova

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Un saggio critico a cura di Eliano Bellanova – Presidente dell’Araba Fenice Ed.ni Magna Grecia e Direttore della Rivista bisettimanale IL FARO ITALIANO Kickboxing di Stefano Falotico Youcanprint

Lo sport è spesso “come si diviene ciò che si è”, ma anche come “si diventa”, come ci si “trasforma”, come si percorre la vita. … la vita che è fatta di ricordi, affanni, dolci abbandoni, gioie e tristezze, in un avvicendarsi senza fine, poiché vi è qualcosa che va al di là, al di là dei nostri pensieri e delle nostre speranze. Per il religioso è un disegno divino; per il non credente è un disegno della Grande Madre Natura. In fondo, credenti e non credenti sono più vicini di quanto essi stessi sospettino o suppongano. Il clima del libro di Stefano Falotico, Kickboxing, trae dal misterioso “coacervo” orientale di “una Tailandia armoniosamente mortifera”, come afferma lo stesso Autore (che, sia detto di passaggio, è uno dei fenomeni della letteratura di cui ci si dovrebbe occupare con grandissima attenzione: innovativo, speculativo, introspettivo, “sociologico”, “sfregiante”, “piccante”, ironico, sarcastico, satirico… tutti ingredienti che fanno grande l’arte della scrittura, specialmente in un’epoca, come la nostra, in cui “lilliputti” varcano la linea di confine dal non-scrivere allo scrivere). … e poi l’Autore accede al lirismo dove accenti di vendetta e languidi “ritrovi poetici” si intrecciano in un canovaccio avvincente. E, tuttavia, l’Autore non pone mente ad essere avvincente e neppure a “piacere a tutti i costi”. Sembra non cercare l’effetto-successo, ma lo scrivere “Dall’occidente a oriente, nella terra del Sol ardente, trovò la tragedia e or lì, ove le albe rosseggianti tinteggiano i cieli ribaldi del mattino crepuscolare, meditava Eric Sloane…” per sublimarsi nella “macellazione vivente”… “Kurt, caro fratello di sangue” e “dove sei Eric”? Nella tua forza di essere uomo, ma, forse è un punto interrogativo, che sottintende la grandezza e la piccolezza dell’uomo, gigante e pigmeo al tempo stesso. L’ira svanirà e si assopirà nel “putiferio di lacrimanti pulsioni feroci?” – è l’interrogativo-cardine cui si affida l’Autore in una sorta di autoriflessione, che ha come punto di partenza la montagna umana, dalla quale si perviene al pendio, per il quale ammonisce Nietzsche: “Non la salita, la ma china è terribile”. E durante il percorso vitale turberemo e perturberemo “se stessi” e saremo vittime consapevoli e inconsapevoli, mentre il destino dardeggia all’orizzonte e compie il suo gioco vitale e mortale, come le perverse dee greche Cloto, Lachesi e Atropo, in un interminabile “tessere”, come un’eterna paziente Penelope. L’Autore lo sa, lo intuisce, ma lascia un grande vuoto, un vuoto di riflessione, un profondo punto di sospensione, che non è solo l’interrogativo del “momento”, ma quello universale, dove ogni pensiero converge, si confronta e si annulla “perigliosamente”. E mentre l’uomo grandeggia al suo stesso orizzonte, sente in sé il freno del caso, un gigante imponente e “incosciente”, che taglia, cuce, suona, canta e balla, perché forse su questi ritmi si regge la vita… una vita fatta di “pugni e calci”, in un’incredibile e paradossale metafora… la metafora dell’Olimpo, dove sommi dei-eroi si rifugiano per fuggire dal mondo umano e per dettargli i “comandamenti”. … i comandamenti della tristezza… e del dolore… … i comandamenti dell’effimero e dell’insensatezza… … i comandamenti della felicità… L’Autore ammonisce infatti: La vita è insensatezza, perigliosa gioia che poi si spacca all’improvviso e, ne(r)vosa, è spesso “cosmesi” per non soffrire, per non patir il dolor della nascita, una continua, sfrenata battaglia in cui siamo tutti imbavagliati, di regole ottundenti imbevuti, fantasmi d’un destino che si credeva c’avrebbe portato vita armonica e, invece, per eventi storcenti, c’ha arreso in un mar di pioventi frane del tempo che ritorna torturante, anchilosandoci in spinosa brutalità dell’obiettiva realtà in cui, come te, Eric, siamo/sei rotto a metà, martellato da un corpo amputato. Eric è il sogno, la poesia, il mare, la montagna, il diluvio, il vento impetuoso, il sogno, il sonno, la poesia, il miracolo, la virtù che dona, il coma profondo, la vendetta fisica, la punizione, la “spinosa brutalità”, la “regola mendace”, la volontà estrema, che si “abbattono” contro il fato avverso, il magnifico dare e ricevere, il trionfo, l’apoteosi, la lotta… Eppure alla fine egli bussa alla porta del fato, del caso e del destino, un destino inseguito, voluto, subìto, condannato, avverso, opposto, privo di desideri e di voluttà, ma imposto da leggi superiori, da comandamenti che scendono in noi e infiammano il nostro essere sensibile, creando un “latifondo” di miriadi composti, che si sovrappongono e si contendono il primato di fronte alla storia, alla nostra intima storia, che si chiude con un “sonno pesante”, nel quale, come sosteneva Alessandro Manzoni, “è silenzio e tenebre la gloria che passò”. Il libro è un grande “passaggio letterario” per un Autore che nell’originalità della sua espressione linguistica, estremamente “nuova”, coniuga i sentimenti del mondo che fu, con quelli presenti e “attuali”, con la “inattualità”, il “classico”, il divenire e il futuro. Stefano Falotico è uno scrittore del “futuro”, per questo è sempre attuale…

 

 

Mister Atlantic City, presentazione e nuovo booktrailer

Una storia romanticamente disperata, la vita di un uomo eroso, spezzato, con un grande, impossibile sogno in testa, nel fragore delle sue violente emozioni.misteratlanticcity

Non mi ricordo quando lo scrissi, qualche anno fa, provo a rimembrare. Sì, un periodo misticamente… non la realtà demistificatrice. No, non la demistificavo affatto, ne ero pienamente conscio e forse, arrabbiato, m’incidevo con voracità da dissanguarmene, da lasciar che, coi suoi ansiti, con la verace levità d’attimi violentemente visionari, mi penetrasse nell’inconscio. E in questo squarciar la coscienza m’elevai a poeta, forte, burrascoso, irto in magniloquenza del mio fantasmatico e spettrale passeggiar fra tramonti della mia vita, non imbrunita ma issatasi di nuovo in t(r)ono, piacevolmente irruente a dilaniare il vero, a spogliarmi d’indecorose apparenze, e a immergermi, in laconismo mio incarnato, a ermetico scrittore d’emozioni poderose. Frastagliate come Atlantic City, ove le onde perpetue s’infrangono sugli scogli dei nostri sogni perduti o furentemente riaccesisi. Una storia di travolgente potenza, bagnata nella rinascenza stellare e nelle sue umide, ambigue rive. Una storia di salvazione, il ritratto di un’anima sporca o forse linda nella sua bestiale purezza. Che s’avvinghia a una speranza e non demorde, innanzitutto nel suo coraggio, a inseguire il giorno lontano in cui la colorata aurora della sua stessa chimera si rivelerà come un tonante arcobaleno, come un salvifico approdo dopo che una vita fu vituperata, anchilosata, e si raggrinzì nella furia di rabbie che grideranno al cielo la propria intima, sensuale dolcezza. La docilità dopo la tempesta, dopo ormoni impazziti, dopo l’orrore visto che, accecante, rivelò l’essenza dell’essere, del nostro (im)mutabile trascendere per (r)esistere alla sofferenza.

Ecco allora questo filmato, al solito sofisticamente curato da Daniele Fiori, la mia voce ispida e roca che scandisce il ritmo della narrazione stessa, e la scelta di queste immagini. Quasi natalizie, come la freschezza che nasce e rinasce, come messianica poesia di strada, fra polvere e sere pallide, fra case diroccate e il languore di amarezze assopitesi, riscaturite in gioia dell’estasi.

 

di Stefano Falotico

Il cavaliere di Madrid – Intervista a cura di “Il Mondo dello Scrittore”

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Racconta la tua esperienza come autore
Ebbene, sto vivacemente proseguendo nelle mie creazioni letterarie, che spero possano davvero appassionare i lettori. Ancora una volta, qui me la vedo, diciamo così con uno dei miei personaggi preferiti, Clint il libertario, catapultato a Berlino, ove accadrà una peripezia notturna, un inseguimento bramoso nelle tenebre e nelle sue viscere, ai confini di una realtà oscuratasi in un crimine brutale. Fra spargimenti di sangue, lotte senza esclusioni di colpi e suspense tesissima, forse si riuscirà a scorgere la luce nel chiarore della speranza ritrovata.

Che cosa ispira il tuo modo di scrivere
Mi ispirano gli attimi, le circostanze, perfino gli ambienti, le atmosfere, il canto creaturale della vita che viene filtrata dalla mia sensibilità e dagli istanti che capto con potenza di fuoco delle mie palpebre del cuore, cioè quegli interstizi emozionali che scorrono sottopelle e dilatano la coscienza in espansione in cerca di verità e anche di misteri diluiti dalla mia penna scattante, ululante e termodinamica, come dico io.

Parla della trama del tuo libro
Ho già scritto della trama. Un crimine è stato commesso a Berlino e Clint, coi suoi prodi e fieri fratelli della congrega, dovrà inabissarsi nella città per scovare i colpevoli e consegnarli alla giustizia insindacabile, sacra del Dio in cui credono. Avvincente, spero. Sorprendente. Scalante le vette della prosa poetica più mirabolante nei suoi astrusi ma mi auguro fascinosi dedali immaginativi.

I tuoi personaggi prendono spunto da alcuni lati del tuo carattere
Sì, quasi sempre, ma sono ispirati anche a personaggi cinematografici. Clint è ispirato, come dice il nome, a Eastwood e alla sua moral guidance.

Prediligi un genere specifico oppure la tua scrittura spazia in altri campi
Cerco sempre di variare, conservando comunque intatto il mio stile gotico e al contempo barocco.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro
Un altro libro sulle avventure di Clint, dopo Alcatraz, Parigi, San Pietroburgo, Londra e appunto Berlino.

Cosa consiglieresti a un autore esordiente
Di disinteressarsi di chi cercherà di dissuaderlo dai suoi convincimenti e di proseguire nella sua, anche bizzarra e al momento incompresa strada. Senza farsi fuorviare da interessi e condizionamenti distorcenti la sua anima.

Il cavaliere di Madrid, presentazione

9788892680111Ebbene, quest’altra pubblicazione che, soave e tormentata dal mio spirito guascone, burrascoso, ipocondriaco, giocoso, ilare, malinconico, rock e poi franante nel mai frenarsi, mi lascia precipitare nell’ardita Arte più agganciata al mesmerico torpore delle mie infinitezze immaginifiche, laddove trovo il mio io fragilmente umano, sensibile alla decadenza di un poetico inerpicarmi in lande fiere del gorgoglio orgoglioso del mio cor(po) giustamente maciullato da dubbi e angosce insopprimibili che mi lacerano, per paradosso del sentire, in un aspirar la vita nel suo (in)ceder violenta e dunque calma come il mar placatosi armonioso dopo una tempesta ardimentosa.

Un’altra avventura di Clint, e se avete letto i precedenti libri avrete imparato a conoscerlo. Tutto e niente è scritto nella sinossi, che vi lascia intuire il magma esoterico in cui, spero estasiati, cadrete, preda, come Clint, del viver(vi) nella brace delle incognite e dei fagocitanti drammi esistenziali che insaporiscono l’esistenza, dunque questa mor(t)ale “resistenza”, col lor carico di domande senza risposte. Un altro crimine è stato commesso, forse leggero nella sua manifestata scelleratezza “innocua”, ma sempre crimine è e va punito con la mano, forse, di un Dio protettore di chi vi crede anche se creder in Dio è probabilmente l’arma di chi non ha altro.

I fratelli della congrega sorseggiano candidi nel mondo infetto, ma non ne vengono infestati e la lor purezza vive, vibra e perfino vira, virilmente spasmodica, nell’aggrapparsi a nitide rifulgenze della vita schietta nel suo romantico “indolenzirsi”, giacere col Diavolo delle tentazioni e poi sfuggirne, liberi da ogni tipo di prigionia.

Il cavaliere di Madrid in Kindle

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Ebbene, sono uscito con questa nuova opera, proseguimento delle avventure di Clint il libertario. Un’altra cheta, armonica, quindi irruenta immersione nelle braci infernali dell’inconscio lungo le peripezie che tormentano, attanagliano, perfino rinvigoriscono i suoi prodi e fidi fratelli della congrega. Come potrete leggere nella sinossi, da me stesso scritta, Clint si trova questa volta nella capitale spagnola e un altro oltraggio è stato commesso. Con la perseveranza del suo cuore fragile ma temprato dall’aver esperito la forza della saggezza, dell’indomita voglia di giustizia, Clint viaggerà lungo le “onde” periferiche di quest’onta, screpolandosi nelle notti altere, viventi la maestosità del mistero.

Presto, molto presto, come sempre, miei affezionati, uscirà tal mio libro anche in cartaceo ed eBook, per la gioia, spero, delle vostre “papille gustative” da lettori fieri della mia fantasia, quest’arcano dono che Dio mi consegnò in forgiatura di parole scaturenti da st(r)ati pulsanti della mia mente fervida e mai frenante nelle banalità.

Ringrazio ancora una volta il mio editor, il grande Germano Dalcielo, per la tempestività con la quale, nella sua correzione di bozze, rinviene sempre errori e refusi, lapsus che a me sfuggono anche dopo infinite, “imperterrite” letture.

E un grazie mille stavolta va anche a Elisa, in arte Mala Spina, autrice di questa copertina cupa ma speranzosa, luccicante del volto di Clint. Sì, potrebbe essere Eastwood, i tratti fisiognomici sono incisi di somiglianza indubbia. E non è un caso.

Fantasmi lunatici Booktrailer

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 Una raccolta di racconti sui fantasmi, le creature evanescenti e notturne che si acquattano negli angoli spettrali per turbare i nostri sonni e far divampare di paura le nostre coscienze.

Perché tuffarsi in un bagno di mediocrità, annegante e annerente le nostre intime passioni letterarie da letterati di classe, quando si può navigare beati e non belanti del solito stolto gregge, nel far volare intrepide le nostre (in)certezze e le nostre levigate, arsissime cere talvolta anche ceree? C’era una volta me stesso e or ci son di più, incantato dalle docili ipocondrie del mio vellutato tendermi in stati anche ansiogeni di forte dimestichezza con la mia coscienza sprizzante creatività dal magma talvolta persino funereo, eppur così brillante di un pimpante sciogliermi nell’altrove ignoto.

I fantasmi… una nuova raccolta, qui “inscenata” nello splendido trailer di Daniele Fiori, che ancor ringrazio. Immagini da me scelte di dura selezione, che si stagliano incendiare nelle fosche tetraggini di una malinconia così lucente nel divampante mio essere lunare, quanto mai lunatico. La mia voce “origlia” i posti bui ove il mio cuor si cela armonico, si scandisce lieve e, da queste oscure profondità, pesca nell’aldilà del mio andar in luoghi dell’anima finora sconosciuti. La musica procede cauta, scende nella notte e nelle lune ectoplasmatiche si fa vita e linfa schiumosa di linda esistenza sinuosa. Case diroccate di crepuscoli abbaglianti e il mistero abbaianti. Teschi che sprigionano la forza del sangue che in essi “scorticò” le incognite del vivere. Allineati in tonitruante fasto dell’inchiostro immaginifico.

 

di Stefano Falotico

Il cavaliere di Berlino, il cartaceo

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Ebbene, da oggi è disponibile questa nuova opera, una discesa paradisiaca e al contempo infernale nei “meandri” di una città-culla di mille contraddizioni, segnata dalla tragedia nazistica che qui risorgerà in gloria in tal storia “disperata” di depredazioni, inganni pericolosi, rincorse notturne e dedali incendiari ai confini di una realtà grottesca, spaventevole, mutevole nel suo lucente e sempre oscuro “viversi” impaurita dalla tentazione di esser colpita da nuovi sfregi. Clint, ecco colui che inseguirà un sogno al(a)to di giustizia, per ripristinare la beltà perduta, inseguendo una chimera, forse, o raggiungendo la salvazione agguantata con fiero coraggio. Un’opera portentosa di titanica astrazione, crepuscolare nel suo (di)segno divino ove la vita rifulgerà ancora appunto vivifica.

Il nazismo, qualsiasi forma di nazismo, fisico o torturante le libertà “diverse”, non può scalfire un animo, solo “indolenzirlo” perché si ripristini fiero di aver patito un’ingiustizia abominevole, e dunque più consapevole della vita tutta…

Clint e la sua congrega di fratelli di sangue si trovano a Berlino, mecca di divisioni ataviche e segnata dalla tragedia sciovinista d’Hitler, il folle mostro che arse gli ebrei nel suo crematorio forno d’ideologia immonda. Una ragazza è scomparsa, rapita da invasori della sua purezza inalienabile. Clint, assieme ai prodi uomini, suoi fedelissimi, giura vendetta sacra contro gli assalitori e s’inoltra nelle notti sanguigne del viscerale dramma. Fuggitivo egli stesso, inseguitore dei sogni veri e sprigionanti potenza bruciante di giustizia, correrà al buio per stanare i criminali. Implorando una pietà religiosamente avvinghiata alla sua sete affamata di straziante desiderio di totale liberazione dalle ibernanti pazzie del mondo oscenamente perverso. Un viaggio cupo, “pestilenziale”, immerso nelle lune lugubri dell’ascendente voglia di restaurante salvezza.

Per Pasqua, voglio regalare ai miei fan il mio nuovo libro, Il cavaliere di Berlino

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Credo, orgogliosamente e (im)modestamente parlando, di aver elaborato e scritto il mio capolavoro letterario, una storia ardimentosa e “sprofondante” nelle zone bu(i)e dell’animo umano, ma anche una trama impregnata di vitalistica dirompenza euforica, una gioia per i futuri lettori che, come sempre, spero, ancorati alla mia prosa poetica e libertaria, potran gratificarsi di una lettura appunto profonda, lisergica in punti e sprazzi avventurosi, forieri di sincerità giammai assoggettata a nessun Dio falso, remota da ipocrisie e compromessi, gravida di virili complicità, di voglia di giustizia e soprattutto schierata apertamente contro il nazismo, in qualsivoglia forma. Un lib(e)ro, come dico io, autarchico, satirico perfino quando in versi potenti “scoppio” in farsesche risate contro il mondo cinico, crudo-crudele e grottesco. Ancora una volta, Clint colpirà nel segno.

E ricordatevi: fatevi questo regalo nel giorno pasquale, anche tu, che di nome fai Natale.

Non è ancora in vendita, ma per Pasqua sarà disponibile. È partito il conto alla rovescia, miei fedeli fratelli della congrega.

 

E poi oggi è giorno di letizia. Da fonti certe ho saputo che, con tutta probabilità, le riprese di The Irishman di Scorsese partiranno il 24 Luglio. Giorno più o meno, insomma, ci siamo.

 

 

di Stefano Falotico