Letteratura? Le riflessioni degli autori

Lupo

Nel giro di pochi anni, sfoglio il mio “catalogo” e “rinvengo” molti libri pubblicati a mio nome. Al che, riflettendo, davanti a uno specchio che, soavemente, rimanda la mia immagine, appunto riflessa, m’accorgo di essere-non essere uno scrittore, parafrasando Shakespeare e il suo celebre monologo amletico. E, scrutando questa mia immagine, io stesso prendo coscienza che il mio essere è stato e sempre sarà in cangevole, danzante, frenetico, perpetuo mutamento. Osservo i miei occhi in tal “vitrea” rinomanza di me specchiato, e “annuso” la mia anima, la indago, inabissandomi nelle ragioni, anzi regioni, forse arcane, insondabili e misteriose che, quasi inconscia-mente m’han portato a svelarla, a scandagliarla e, sì, “denudarla” nei miei scritti. Scrittura, e dunque letteratura, come forma personale di eterna, continua indagine. Come perenne voglia “matta” di scorporarmi, oserei dire, di esternarmi in emozioni, appunto, scritte. Letteratura come taumaturgico modo di veder coi miei occhi proprio il mondo, come analisi infinita e mai doma di riflettere su esso e riflettermi io stesso nel mondo. Come emozionalità del mio io che guarda col suo sguardo, sta in “guardia”; si trincera nella sua intimità, alle volte timida, e non “parla”, non dice, poi all’improvviso mi “esterno”, mi rendo anima e scrivo, “narro” di quel che sento, di quel che vedo, cambiando sempre, di quel che vivo.

Letteratura come vita.

La pallida ipocondria della Luna, Booktrailer

Squadra che vince, non si cambia…

La pallida ipocondria della Luna

Una detection horror-noir, una macabra ma rinascente danza investigativa, immersa nelle note e notti poetiche di un sogno ad occhi aperti o forse soltanto un viaggio tra gli spettri di un maledetto incubo illuminante.

Dopo il raffinato booktrailer de “La maschera di Edgar Allan Poe”, ecco a voi quello del mio nuovissimo libro, “La pallida ipocondria della Luna”.

Un libro del sottoscritto, qui magicamente evocato in un filmato realizzato da Daniele Fiori, ritmato “rocamente” e sottilmente dalla mia “abrasiva” voce narrante, gravida di fascinosa profondità nell’ergersi (in)tonante allo scoccar lunare del mio “cupo” scandire la languida sinossi, sempre da me scritta, della quarta di copertina, e “inarcato” nelle soffuse, suadenti, sobrie, magmatiche, malinconiche, macabre, “feroci”, “strepitanti”, “senzienti”, torbide, abbaglianti, sonanti note del mio amico Stefano Gargiulo.

Stefano come me, compositore e musicista dalla rara e rinomata sofisticatezza, dall’anima avventurosamente romantica, pregiata e potente.

Stefano, che m’ha donato questa sua magnifica track, “The Moon”.

Moon che perfettamente si (t)erge fra le mie parole, ad allucinatoria estasi sintetizzante l’atmosferico spirito di questa mia opera letteraria.

Pallida è la Luna…

Moritura, danza morbida tra le nostre pulsanti emozioni spesso da noi sommerse, celate dalla frivola, ingannevole, “adult(er)a” società menzognera delle apparenze fuorvianti la nostra intima, umana, squillante, stupenda autenticità. Ché spesso, anche inconsciamente, nascondiamo i nostri vividi cuori e le nostre vere anime dietro una fredda coltre di mascher(at)e storcenti la pura nostra essenza sincera.

E tristemente moriamo ora dopo ora, soffocati dall’orrido sipario del coprirci dietro falsi travestimenti futili, vendiamo, come il Faust di Goethe, la nostra lucente anima ai patti ipocriti d’un diabolico mo(n)do… di (non) vivere, perché travolti dalla meschina bugia secondo la quale la vita è sol mostruoso apparire. Invero, saremo così soltanto marionette sempre più scarne e gelidamente carnascialesche, manovrate dai fili lancinanti degli scaltri burattini, saremo preda dei più furbi aguzzini. Giacendo soli senza solarità, ammorbiditi angosciosamente nella “trincea” delle finzioni illusorie, dell’effimero crederci reali.

Pallida è la Luna, birichina e canzonatoria ché arride dinanzi a tal nostro esser morti, da lassù occhieggia e, gioconda, ammicca nelle notti buie quanto illuminanti…, solleticandoci con invincibile, craterica sua ambiguità (s)fumante.

Pallida è la Luna, morbida e dura…

Pallide le nostre cere che si riscopriranno enormemente limpide, vivamente zampillanti il sangue del nostro eterno, indistruttibile vivere!

Allora, scorrendo queste immagini, spero in cuor mio d’emozionarvi…

Grazie ancora a Daniele Fiori e a Stefano Gargiulo.

Grazie a tutti e buona Luna anche a te.

Dovete sapere una cosa. Non mi piace il “critico” Paolo Mereghetti, giudica frettolosamente i film. E vi stupirete, lo so, ha assegnato “solo” 2 stellette e mezzo al primo Rocky, subissando gli altri e snobbandoli proprio. Ma dovete sapere che concordo con lui quando assegna ben tre stellette all’ultimo capitolo, Rocky Balboa.

Quando uscì, tutti lo stroncarono, reputandolo un fil(m)etto.

E invece si sbagliavano. È un film molto emozionante, è la storia di un uomo rimasto solo a cui non crede più neanche suo figlio, che gli dà del “vecchietto”.

E tutti si sbagliarono…

E ricordate: l’importante, nella vita, non è sempre vincere, è sempre vivere…


Ora, non so se quello che ho scritto… è molto attinente col libro. Il mio libro, come potete leggere dalla sinossi, è la storia “maledetta” e noir di un investigatore che vive un incubo, un missing, ci sarà il ritrovamento, il “trovatello?”. Rinascerà, again sarà? Non lo so, spero lo leggiate.

Spero, in cuor mio, di avervi regalato un’emozione.

Come sosteneva il grande Jim Morrison, il vincitore è colui che non ha mai smesso di sognare.

E, aggiungo io, è anche colui che ancora si emoziona.

Stavolta, io, Daniele e Stefano, come me, non so se “abbiamo vinto”. Non credo, come già detto, che ci sia qualcosa da vincere ma da vivere. L’importante è che noi, credendo fortissimamente alle nostre energie, alle nostre risorse, ce l’abbiamo fatta…

C’è chi, nella vita, sceglie di essere un imprenditore, chi ruba al prossimo, chi fa l’avvocato, chi il medico, chi il tassista, chi la puttana, chi non lo sa nemmeno lui.

Noi abbiamo scelto questo… darvi attimi di felicità.

Poi, c’è un mio amico, molto più giovane di me, che voglio ringraziare. Si chiama Ettore Dalla Zanna, qualche mese fa ha preso la patente e, nell’ultimo anno, abbiamo sempre parlato in chat su Facebook. Lui mi narra delle sue piccole grandi disavventure scolastiche di quel liceo che tanto ama quanto odia, mi chiede consigli sulle ragazze e io gli rispondo che sono l’ultimo a cui domandare consigli su tutto, perché spesso mi sento un “coniglio”.

Lui è stato il primo ad acquistare un mio precedente romanzo, “Il cavaliere di Alcatraz”. Non l’aveva ancora finito ma, “tempestivamente”, m’ha contattato in chat…

- Stefano, posso dirtelo?

- Dimmi.

- Credo di non aver mai letto niente del genere in tutta la mia vita. Questo libro è un capolavoro assoluto.
Poi, ha finito di leggerlo, ha scritto una recensione entusiastica su ibs.it, e addirittura da tempo, visto che s’iscriverà a una scuola di Cinema, sta scrivendo una sceneggiatura che ha come protagonista proprio me stesso.

- Stefano, è un mio sogno diventare sceneggiatore e regista. Se un domani dovessero avverarsi i miei sogni, tu interpreterai in carne e ossa il mio film e il personaggio che ho scritto per te?

- Assolutamente.

 

Buona (r)esistenza a tutti.

 

Stefano Falotico e il mondo dello scrittore

Stefano Falotico mondo dello scrittore

Ringrazio lo splendido blog-sito Il mondo dello scrittore per aver inserito, nel loro prestigioso, rinomato, elegante e raffinatissimo spazio promozionale, le mie opere letterarie, qui “incastonate” in una lucente bacheca incorniciante.

Li ringrazio davvero dal più profonde del mio cuore, commosso, sinceramente emozionato per le notevoli parole d’elogio che m’han così deliziosamente e delicatamente dedicato. E, qui, appongo anche la biografia, vergata di mio “pugno”, che inviai loro…

Oggi vi presentiamo un autore estremamente prolifico. Stefano Falotico osserva il mondo con un punto di vista decisamente eccentrico, trattando diversi argomenti in modo originale e inusuale. Già dai titoli dei suoi libri si può intuire l’amore dissacrante con cui avviene l’approccio nei confronti di tematiche che, pur essendo state già trattate da altri, assumono un sapore nuovo e offrono uno spaccato di realtà che il lettore non ha ancora avuto modo di visualizzare.

Biografia

Stefano Falotico nasce a Bologna il 13 Settembre del 1979. Il suo esordio letterario è del 2005. Una passeggiata perfetta (Joker Edizioni). Da allora, ha sperimentato vari generi, tentando sempre di rinnovarsi, passando da saggi di Cinema, sua fervida e inesausta passione, a romanzi noir, talora surreali, altre volte intimistici, tutti comunque incentrati su storie forti, oscure, a tinte variegate. Storie difficili, di personaggi tanto coraggiosi caratterialmente quanto fragili dinanzi al respiro sempre ferente della vita. Ritratti di vita vissuta o immaginata, ove comunque le anime hanno assoluta predominanza. Una delle sue ultime pubblicazioni è per Youcanprint Edizioni, in self publishing, Mister Atlantic City. La vita di un pugile ricalcato sui tratti fisiognomici di Mickey Rourke, attore tanto talentuoso quanto burrascoso, dalla vita privata perennemente incasinata, un attore che fu per qualche anno proprio un boxer, e tornò sul grande schermo da wrestler.

Pen(si)e(ro) dell’a(g)nello di Dio dann(eggi)ato di (an)gelo

Pen(si)e(ro) dell’a(g)nello di Dio dann(eggi)ato di (an)gelo

Sapete cosa significa essere (sin)ceri, miei borghesi di (c)era vostra conservatrice?

Questo! Fa male la veritas! Io la dico sempre e sput(tan)o!

Bandit(em)i, questa è una satirica scorribanda di pensieri (f)utili, ad al(at)i cangianti di noi, limpidi birichini cherubini can(did)i, da v(i)olante mio nero cigno volteggiante, anche ferocemente bianco in (non) remissione dei peccati, scarnito dentro la mia (im)pura, (ev)angelica (re)visione (non) celestiale del nostro cinico mondo diabolico che mai (s)vol(t)a alto.

Io sì, invece. E punisco!

La maschera di Edgar Allan Poe, Book trailer

Eccolo qui, ben impacchettato, confezionato e lussuosamente allestito da Daniele Fiori che, come potete vedere e incantarvene, ha giocato appunto in modo elegantissimo ed evocativo con musica e colori, sfoderando tal book trailer che, senza false modestie, è superbo.

Sfumato, immerso in atmosfere cupe, quasi volteggiante per come delicatamente, a passo di musica,zooma insuperabilmente e, avvolgendoci con dei virtuosi, soffici “movimenti di macchina”, accarezza ritmante il suono metafisico della mia voce narrante. Danzante, nell’accompagnamento musicale della stupenda, tenera, mansueta, tenebrosa “Macabre Romance”, colonna sonora del grande Stefano Gargiulo, artista e compositore che, in un minuto e mezzo circa, c’allieta con tal soave suo pezzo, composto appositamente per me. E dunque non finirò mai di ringraziarlo. Sì, m’ha donato questo suo brano per puro spirito mecenatesco, perché, fra artisti, ci si scambiano i favori.

Udi(re)te anche la mia roca, profonda, sensuale voce che si “dipana” lungo l’“urlante”, trattenuto, moderato e poi sobrio flusso immaginifico, scandendo la musicalità del battito cardiaco nell’intinger le mie “corde” dentro il turbinoso, seduttivo, affascinante mant(ell)o d’una eterica nostra notte eterna, decadente, sognante, cupa, onirica, tintinnante fremiti del sentir la mia opera “sfogliar” la mia gola e orgogliosamente inebriarmene nel legger, di “tocchi” leggeri, la sinossi da me stesso scritta, come da quarta di copertina, e dunque effondermene, innalzando il gaudio giustamente fiero d’averla creata e plasmata proprio a mia immagine e somiglianza, (s)colpendo il tempo armonico del nostro umano viver strano… da artisti.

Sì, sono oramai uno scrittore.

Scrivo e (mi) pubblico, dunque lo sono.

Ed è anche un vanto sacrosanto esserlo, sì, la vanità non è un peccato se abbinata alla qualità.

Dunque, spero che la mia opera, che naturalmente a me piace, possa piacervi. E che possa esser riuscito a trasmettervi, quando e se la leggerete, l’enigmatica bellezza della mia anima, spogliatasi nel svelar quel che essa, fervidamente, sentì quando tal libro scrissi, m’auguro che, come uno sciamano, sia riuscito a emanarmi senziente, perciò, nel respirar ventricolare, inafferrabile come un rovente vento, nel ventre anche vostro, aderendoci ed ardendoci arditamente d’empatie coinvolgenti, dell’emozioni condivise ad attimo ardente, proprio etereo, fugace delle vitali, unite, affettive emozioni poetiche, dei momenti potenti d’imperitura, robusta, penetrante poesia ipnotica.

Noi siamo artisti, per l’eternità sempre qui. Oggi tristi, domani tetri, ieri allegri, ancora viventi, sempre cangianti, quindi forse saremo felicemente grandi con tutti i nostri sogni appassionati, i nostri (in)visibili incubi, le nostre sviscerate angosce, la nostra forza, l’intrepidezza del nostro canto libero!

La nostra vita indistruttibile, sempre all’arte eretta in gloria, a crepitio nostro d’ali d’avventurieri delle emozioni. Imprendibili, diversi, nati artisti e alla creatività assurti.

Prendeteci per uomini assurdi, amiamo sfidar la sorte e viver la vita vera. Ch’è quella del sentirla a mo(n)do nostro!

Parentesi auto-glorificante!

Molta gente invidiosa sostenne che, avendo preso molti, troppi pugni nella mia vita, non mi sarei mai più rialzato.
E non avrei dovuto nemmeno tentare di provarci perché sarei morto del tutto.

Invece, ho vinto io e sono rinato!

Ringrazio tutti, anche i cattivi. Senza cattivi, non ci sono i buoni, anche quando scrivono storie horror.

 

La maschera di Edgar Allan Poe

di Stefano Falotico

Ode al maestro Poe, ode a me, suo erede designato da un cupo destino ingrato quanto gradito

Ode al maestro Poe, ode a me, suo erede designato da un cupo destino ingrato quanto gradito

Va’ ove ti porta Edgar e non rammaricarti se, un giorno, le pene dell’inferno patirai, Allan è poeta e conosce il pozzo e il pendolo perché da pazzo fu pendolare della sua anima sempre penzolante. Angosciata fra stati depressivi in cui toccò il settimo cielo d’una melanconia tanto alta da elevarlo lassù nell’empireo celest(ial)e, imbarcando acqua al piacer poco provato del toccarla… fra s(p)-onde mansuete insondabili, sottili e sobrie, poi tumultuose e rabbrividenti d’un destino fatalmente infausto da suo febbrile, emozional viversi magicamente come la melodia d’un dolce, romantico flauto magico, spesso poco (in)felice con una donna a desinare ma mai asino fra le mule e soprattutto da molti emulato eppur mai nessun scrisse in modo così cup(id)amente ammal(i)ante. Animoso, cari animali. Lui, lontano dalla società degli animali, appunt(it)o, quindi come me, animistico a celebrar il lunar battito alato, di cuore accelerante per guardar sempre più avanti, ampliando ogni orizzonte limitante bensì un(i)tamente d’espanderci nel bacio alla grandezza assoluta e a ogni ora più svettante, cari nostri cani(ni) uniforma(n)ti. Oggi, una cima, domani scaleremo altre montagne, attingendo a sacre sorgenti rigeneranti, e affonderemo tutti gli uomini dalle mentalità frenanti ché, volendo far tristemente franare i nostri sogni, partorirono sol un effetto contrario a noi invece sortente, oniricamente più solare e gioiosamente delirante, la frenetica sorgente sgorgante, chiamata pura vita. Anche leggermente strafottente. Sì, privilegiamo ancor le liete nostre cupe notti da lupi. Addoloratevi pure, ché ci considererete matti e martiri, a noi frega poco dei vostri giochi carnali. Siamo tristi? No, siamo tenebrosi e poco teneri con chi non ama le tene(b)re.

Sì, Edgar era malato di troppa umanità e, dalle sue pagine immemori, ancor si tocca, con mano dell’animo nostro affil(i)ato, l’emanazione di tal mal(att)ìa a valore paradossalmente fortificante del farci sentire, nella paura profonda, più vivi e non vegetali. Effondetevi in lui, issatelo in gloria.

Edgar l’insuperabile, veloce e squittente, imprendibile e suadente, “gelato” d’incubi al pistacchio, colorati di scaglie di cioccolato duro a spezzar i nostri denti da lupi in una cremosità a(l)te(r)a, (ef)fusa in vi(s)ta nuda e cruda. Leccante il gusto al “nocciolo” dell’incognita per la quale ci cibiamo, nonostante la putredine divori le anime dei (sin)ceri, bruciandole d’essiccazione forse solo (ri)tergente in nuova alba d’er(o)i ché ieri è già un profetico (do)ma(n)i. Egli, il soliloquio vivente anche da postumo, che nel suo cuor, mai a nessuna stolta regola prostituitosi, respirò mille sogni nascosti e, dai sepolcri apparentemente morti, dimenticati e immemori, si vivifica invece potente ogni qualvolta sfogliamo la tene(b)ra cer(e)a dei suoi racconti. C’era una (s)volta… e vi furon, mai defunte però, ere da guglie gotiche su sua pallida gota nel cantar in solitudine la bellezza della nera gola tetra. S’incenerì da nottambulo a spegner la realtà e a lubrificarla in cotanto ingegnoso, contagioso reinventarla, immaginando cascate zampillanti di discese nel Maelström avide, mastodontiche, fulminee e succhianti l’aroma del mar fenomenale dalle avvinghianti, terrificanti, abissali voragini.

Come Edgar, qui (ri)nato sempre, (t)remante nelle mie paure latenti di cui m’allattò lietamente e profetico mi allettò, baciandolo in grazia di me (ri)to(r)nante come un mostro di Loch Ness dalle riapparizioni misteriche. Gemendo in me, da tempo immemorabile, ché neppur so quando nacqui e mai morirò, comunque, vivo il mio (co)raggio lunatico sempre nell’altrove vi(b)rante come un licantropo che, durante il più buio plenilunio, ulula ringhiante la forza frastornante del mio fragore animistico, sì, ancora, in quanto son puro diamante e limo i miei grezzi lineamenti, se troppo s’adiran da orso grizzly, scendendo le scale delle sacre montagne d’una mia re(li)gione acu(i)ta nel mal di vivere così però furentemente bello, (in)toccabile di letizia e ca(re)zz(at)o da mille stupende tizie in me di empatia e pene…

Se non ti piaccio, non sei obbligato a leggermi. Se ti piaccio, dammi un bacio e vedrai che ti piacerà anche alt(r)o!

Molti chiedono in giro chi io davvero sia.

Ottengono sempre la stessa risposta. Nessuno da dove io stia, perché il Maestro è come Edgar.

Non è mai nato, ma è il più grande.
Se qualcuno vuol fargli male, quel qualcuno piange.
Eppur tutti e soprattutto tutte lo amano.

Si chiama duro colpo alle cattive coscienze marce e anche alle belle mele mie belanti.

Sono bello. Sono bravo. Se ti sto antipatico, sparati.

Intervista a Stefano Falotico, a cura de “Il Mondo dello Scrittore”

Ringrazio per avermi offerto questa sensazionale opportunità.

Racconta la tua esperienza come autoreilcadaveredidracula
Tutto è iniziato per caso, come sovente accade agli artisti. Per rielaborare la mia adolescenza molto particolare, iniziai di getto a buttar giù qualche riga, in forma diaristica. Poi, mentre procedevo a scrivere, il mio diario ha assunto le sembianze di un romanzo noir vero e proprio con echi nostalgici alla stand by me. E, convergendo il tiro, ne ho dato una fine, smussando come si suol dire gli angoli. Il resto è venuto da solo. Come dico io, spesso partorendolo dalla mia tormentata solitudine. Non mi riferisco a Il cadavere di Dracula ma faccio riferimento al mio esordio letterario, Una passeggiata perfetta.

Che cosa ispira il tuo modo di scrivere
Dipende dagli umori, dalle sensazioni estemporanee. Estraggo attimi di vita, anche non necessariamente vissuta ma semmai soltanto danzante fra i miei pensieri, per evocarmi dentro emozioni che poi trascrivo, provando a trasmetterle.

Parla della trama del tuo libro
Questo libro è una reinvenzione del mito di Dracula. Attinge alla leggenda per farsi opera spero originale. Non possiede una vera e propria trama, è diciamo piuttosto un reticolo di flussi di coscienza intrecciati allo spirito poetico russo in congiunzione col patimento esistenziale delle anime e proprio i reflussi che la figura di Dracula mi inducono.

I tuoi personaggi prendono spunto da alcuni lati del tuo carattere
Sì, ogni personaggio di tutti i miei libri fa parte di me, sono mie creazioni e dunque, anche involontariamente, presenta rispettivamente, seppur in maniera (im)percettibile o sfumata, degli elementi col mio carattere. Allorché, abbiamo Dracula, irascibile, malinconico, tetro e romantico, o una Mina insospettabilmente mascolina perché dotata di animo cinico, come sono più spesso gli uomini delle donne.

Prediligi un genere specifico oppure la tua scrittura spazia in altri campi
Provo sempre non solo a cambiar registro stilistico ma anche a sperimentare nuovi generi. Ciò però non lo programmo. Appena inizio a scrivere un nuovo libro, lo stile adottato cambia automaticamente in base al tipo di trama e di genere, appunto, che sto trattando. Nasce dalla mia anima per pura fatalità. Prediligo comunque le storie forti, a tinte fosche, le storie misteriose, il noir, il giallo, le storie di orrore alla Edgar Allan Poe.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro
Ecco, sopra ho fatto cenno a Poe. Nei prossimi giorni, sarà disponibile in cartaceo il mio saggio su Robert De Niro. Ma, assai presto, vorrei pubblicare un libro che evocherà uno dei grandi padri fondatori del brivido, Edgar Allan Poe, appunto, opera in cui tratteggerò dei racconti ispirati ai suoi famosi del terrore.

Cosa consiglieresti a un autore esordiente
Innanzitutto di credere in sé stesso. E insistere anche se i primi tempi saranno difficilissimi. Mai abbandonare il proprio sogno e soprattutto il proprio manoscritto nel cassetto. Ma continuare invece a proporlo. Questo è il solo consiglio che mi sento di dargli. Ognuno ha il suo stile e sarebbe molto presuntuoso, da parte mia, indirizzarlo a migliorativi metodi di scrittura. Si affinerà a forza di scrivere, di sbagliare, rifare e ricominciare.

Robert De Niro, L’intoccabile – Book Trailer

Robert De Niro, L’intoccabile

De Niro cover

 

E De Niro ci divinizzò a suo insegnamento, sol aggrottando la fronte d’asimmetriche rughe incorniciate a virtuosa e funambolica sua unicità mastodontica…

 

Robert De Niro, un nome leggendario del Cinema mondiale che non ha bisogno di presentazioni? Forse sì, forse no. In questo mio saggio monografico bizzarro e autarchico, infatti, mi permetto il lusso di osare ancora una volta sulla sua figura, incensandola oltremodo e anche eccentricamente sviscerando però il misterioso mito, spesso (in)discusso, in linea con la sua figura tanto famosa quanto riservata e perciò tanto ombrosamente magnetica, nel disossare, insanguinandomi appassionato da suo amante cinefilo, la sua celeberrima, celebrata carriera iridata a mio insindacabile, personale verdetto e adorante gusto personale. Ad addentrarmi nella sua figura e, immerso a suo enigmatico, ipnotico fascino storico, far sì che raffinatamente mi corroda quanto spero possa anche affascinare voi. Avvolto a sua brama, avvinto a inchinata sua svettante maestria per sempre più avvincermene e, da De Niro appunto quasi posseduto, potervi e volervi trasmettere, a mo’ simbiotico di tal insolita mia ammirante “biografia” in lui rifless(iv)a, un’identica, speculare empatia appassionante.

Un libro che, fra recensioni bizzarre, squarci poetici, schizzi visionari e aneddoti indimenticabili, se vorrete leggerlo, mi auguro possa infondervi la stessa venerazione che io nutro per il nostro enorme, irraggiungibile De Niro, Bob De Niro.

Mister Atlantic City, Book Trailer e un altro mio video